Marco Dell’acqua: “Grido al cielo il mio amore per Milano, la città in cui sono nato due volte”

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Prendo in prestito la stupenda immagine di Durpan Chaya che vedete per rammentare a tutti, una volta di più, cos’è Milano e perché va amata. Quello nella foto è l’Imperatore Costantino, che a Milano, nel 313 D.C., promulgò l’editto che porta il suo nome ed è anche detto “Editto di Milano”.
In quella occasione, fu sancita la libertà di culto all’interno dell’Impero e quindi la fine delle persecuzioni nei confronti dei cristiani e delle altre religioni.
Milano era la capitale dell’Impero Romano d’Occidente. La nostra città è sempre stata tollerante e accogliente. Sono innumerevoli quelli che in questa città sono diventati grandi, pur arrivando da fuori. Questa è sempre stata la sua forza, la capacità di capire l’altro, il diverso. Capacità che a volte si è un po’ persa, per inseguire l’ultima moda politica. Non m’interessano le classifiche cittadine, se siamo meglio di questo o di quell’altro luogo, mi interessa chi ogni giorno cerca di farla vivere e vibrare: i suoi figli e quelli degli altri.
Sono gli abitanti, più delle Istituzioni, che hanno dato il segno a questa città. Le parti politiche si sono alternate, ma i milanesi (e siamo tutti milanesi, non importa da dove vieni o chi sei) hanno sempre mandato avanti la baracca, affrontando le difficoltà e godendosi il buono di quello che arrivava. Ci sono stati, ovviamente, degli eccessi, ma siamo sempre riusciti a trovare gli anticorpi giusti per disintossicarci. Siamo caduti e poi ci siamo ripresi, lentamente, con fatica, ma ci siamo ripresi. Siamo sempre riusciti a guardare lontano, nonostante un certo fighettismo, che si è trasformato in narcisismo.
Quella Milano, troppo di tutto, non mi è piaciuta. Amo Milano e la amo tutta intera, non sono però cieco e conosco benissimo la situazione di certe periferie, dove vivono milanesi che faticano ad arrivare a fine mese perché la vita costa cara o le case popolari sono degradate, quando non addirittura occupate. Su questo bisognerà lavorare, certo. Va però riconosciuto che i mezzi e gli ospedali funzionano per tutti, mentre nelle altre città, spiace dirlo, non è così. Anch’io ho i miei posti preferiti, quelli che amo un po’ di più. Se devo menzionare una chiesa, dico San Satiro, se devo indicare un quadro dico il Cristo del Mantegna o la colazione in Emmaus di Caravaggio (il Cenacolo è fuori concorso), se devo dire un grattacielo dico il Pirelli, se devo dire un luogo, beh, ne dico due: l’Arco e le Colonne di San Lorenzo. I miei due posti davvero irrinunciabili, però, sono la Clinica Mangiagalli (dove sono nato la prima volta e soprattutto dove è nato mio figlio, nel giorno più bello della mia vita) e l’Istituto dei Tumori (dove sono nato una seconda volta, soltanto pochi mesi dopo che era nato lui).
Grazie Milano. E lo dico da Codice Fiscale “F205”, non da cantante o calciatore. Perché non è vero che sei fredda, frenetica e senza pietà. A chi non la ama dico che ancora non l’ha capita, che Milano ti conquista poco alla volta, fino a quando ti accorgi che non puoi più farne a meno. Rispetto però totalmente chi non riesce a trovare quell’affetto che sento io…

Marco Dell’acqua (giornalista e scrittore)

(Immagine di copertina di Durpan Chaya)