La Milano dei Navigli: una “passeggiata letteraria” in compagnia di Dante Isella

Dante Isella: filologo e storico della Letteratura Italiana.
Segue, dopo un prologo a Porta Ticinese con l’approdo in città del Naviglio Grande, il tracciato della fossa interna a partire dal Ponte delle Gabelle, San Marco, via Fatebenefratelli, via Senato.
-Originariamente composta nel 1987, in un volume intitolato Milano sull’acqua. I Navigli perduti.
Isella aveva una predilezione per i libri illustrati e si sentì vecchio solo quando capì di non riuscire più a salire a piedi il Sacro Monte di Varese.
Nel testo ci sono tavole, cartine, disegni molto interessanti sulla città di Milano. “L’orgoglio dei Milanesi per la ricchezza d’acque della loro città è antico come la loro letteratura.”
Nel 1200 i milanesi avevano iniziato a prendere le acque del Ticino del Verbano e, grazie a scavi lavori di argini, erano riusciti a deviarne parte del naturale percorso, fino a far arrivare l’acqua a ridosso della città: era utile per la campagna, per la navigazione e trasporti e per le industrie. Il Ticinello prese poi nome di Naviglio Grande. L’impresa fu poi portata a compimento nel 1400 sotto gli Sforza, con l’imbrigliamento a est delle acque dell’Adda e la costruzione del Naviglio Martesana; i due canali furono congiunti, infine, per mezzo del Naviglio Interno.
Le conche erano studiate per regolare il fluire compatto delle acque vincendo le difficoltà poste alla navigazione dai dislivelli dei diversi canali.
La Milano acquatica è quasi del tutto scomparsa durante gli anni ‘30. Oggi rimane poco, ad esempio alcuni nomi: Laghetto, Pontaccio, Conca del Naviglio, Via della Chiusa, Molino delle Armi ecc.
“… nessuno dei giovani abitanti della Milano d’oggi potrebbe credere che, poco più di cinquant’anni fa, dove gli riuscirebbe difficile parcheggiare l’utilitaria, attraccavano con sicura manovra barconi di oltre venti metri di lunghezza, carichi di marmi o di granito o di legna, discesi di chiusa in chiusa fin dalle sponde dell’alto Lago Maggiore.”
Il viaggio della barca-corriera, dalla stazione più lontana (Turbigo), durava sei ore e mezza. L’imbarco era tutti i giorni, esclusi i festivi, a mezzodì. Il viaggio di ritorno durava il doppio perché si andava controcorrente.
Il Naviglio Martesana portò in città l’acqua dell’Adda e fu opera fatta per volere di Francesco Sforza.
In Cassina dei Pomi (in fondo all’attuale Via Melchiorre Gioia) c’era una osteria già molto frequentata nel Settecento.
Vengono descritte alcune vedute e tavole (ad esempio di Angelo Inganni)
Il laghetto (tombon de san march) e la darsena erano i punti più veneziani della Milano dei navigli.
Lungo via Fatebenefratelli (dietro S. Marco) iniziava il naviglio interno, con il ponte Marcellino (così chiamato da Marcellino Ayroldi e dai suoi discendenti, che lì avevano le loro case). In prossimità vi era una grande ruota idraulica, che anni più tardi avrebbe azionato le macchine della Theobroma, fabbrica famosa di cioccolata.
Giuseppe Prina: politico italiano che in epoca napoleonica ricoprì in particolare l’incarico di Ministro delle finanze del Regno d’Italia.
L’attuale via Palestro era l’antica Strada Isara (o d’Useria o d’Usera; in bocca al popolo: Strada Risera).
Via Senato era molto frequentata e aristocratica: vi era un boschetto di tigli molto caro al Parini.
Vi sono presenti nel testo ben trenta Tavole, una più interessante dell’altra, molto utili per essere guardate dopo aver letto le curiosità e descrizioni nel testo.
L’attuale Via Umberto Visconti di Modrone si chiamava Corso di San Romano.
Quattro passi oltre le contrade della Cerva e della Signora, tra Santo Stefano in Brolo e San Bernardino alle Ossa vi erano piccole isole nel verde abitate da contadini e lavandai (Borgo di Porta Tosa, Borgo della Fontana, Borgo della Stella, Borgo di San Pietro). Da qui si diramava, verso la campagna, il Naviglietto. I prodotti della terra potevano così arrivare tutti i giorni al Verziere.
Dell’antica Porta Tosa non resta ormai nulla. Fu uno dei luoghi simbolo delle Cinque Giornate di Milano. La porta “era stata presa, poi incendiata, poi ripresa dagli Austriaci, poi ancora dai nostri; ora bruciava. Gli Austriaci si erano ritirati, lateralmente, sui bastioni, e facevan fuoco sulla folla che correva verso la porta…”
il Naviglio proseguiva lungo la Strada dell’Ospedale (oggi Via Francesco Sforza) e alimentava il bacino del terzo porto di Milano. E’ lì che arrivavano i massi per la costruzione del Duomo.
Foppa: fossa. Il foppone era in fondo alla Strada di San Barnaba, lì venivano condotti come loro ultima dimora i morti dell’Ospedale. Si chiamava Brugna: da qui i modi di dire faccia de brugna, (faccia da morto, puzzar di becchino).
Dell’antica Porta Romana non rimane nulla: fu demolita nell’ultimo decennio del Settecento, per ricavare materiale di recupero per la Veneranda Fabbrica del Duomo. Dava accesso a una strada molto apprezzata e aristocratica. Era la Porta dalla quale spesso accedevano in città i personaggi più importanti con le loro carrozze. La strettoia dell’antica Porta fu abbattuta per lasciare più spazio per le carrozze, sempre più numerose.
Pusterle: porte minori della città.
Vettabbia: canale sotterraneo al Naviglio, all’altezza di Molino delle Armi, che riceveva le eccedenze delle sue acque e fuoriusciva nel borgo al quale dava il nome, verso la Bassa.

Alberto Fumagalli (scrittore milanese)