Rocco Carta: “Questa città è in continua evoluzione ed è fonte d’ispirazione per chi scrive. Vivere qui è un vantaggio soprattutto per i giovani perché offre grandi opportunità”

Si definisce “un milanese del tacco”, essendo nato qui, ma avendo origini calabro-sarde. Il Milanese Imbruttito, alias Germano Lanzoni, gli direbbe, però, che lui è “un F205”, indicando la lettera e i numeri finali del suo codice fiscale, che ne certificano la milanesità. Rocco Carta ha 49 anni, di cui 24 trascorsi a fare l’educatore all’interno dei servizi di integrazione scolastica e servizi socioassistenziali e educativi domiciliari, gestiti da una delle più grosse e conosciute cooperative locali, la Spazio Aperto Servizi. È sposato e padre di Teresa, una splendida adolescente. Scrive per diletto e per passione, e i suoi racconti li condivide sul blog STORIE QUALUNQUE. “Un caro amico dice che sono un educatore-narratore, più che uno scrittore”, afferma di sé, sorridendo. “Un’altra mia passione è la corsa, anche se al momento sono più un runner della domenica”.

Rocco Carta, 49 anni, educatore e narratore. Il suo romanzo d’esordio è IL DIARIO DEL PICCOLO MARIO (Edizioni Underground?, 2023)

Non sarai uno scrittore, come dice il Tuo amico, ma intanto hai esordito nel mondo della Letteratura con IL DIARIO DEL PICCOLO MARIO (Edizioni Underground?, 2023), il Tuo primo, vero romanzo. Vuoi raccontarci, in sintesi, com’è nata l’idea di scriverlo e parlarci dei suoi tratti salienti?

“L’idea è nata dalla voglia di mettersi in gioco, con una storia che potesse unire la crescita personale del protagonista con alcuni fatti storici, di cronaca e di costume dei primi anni Ottanta, narrando anche la Milano del tempo e delle case di ringhiera, e rendere omaggio, infine, al quartiere dove sono cresciuto. Il protagonista, Mario Calcaterra, attraverso le pagine del suo diario ci guida lungo gli eventi del contesto storico e ci racconta anche il delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza, un periodo importantissimo per la creazione e lo sviluppo dell’identità di ognuno di noi”.

Visto il Tuo lavoro e l’esperienza maturata fin qui come educatore e narratore, appunto, credi che Milano sia una città che ha molte storie da raccontare? In passato lo è stata sicuramente, lo dico per esperienza personale. E adesso?

“Milano racconta di per sé, ed essendo una città in continua evoluzione ha sempre molto da dire ed è spunto e ispirazione per grandi e novelli scrittori. Io mi sono cimentato nel raccontarla in un momento specifico del passato, ma ogni via, ogni quartiere, ogni singolo anfratto potrebbe divenire l’incipit di un possibile racconto. Così come ascoltare o osservare le storie e le persone che rendono viva questa città. Come educatore metto l’osservazione sempre in primo piano. Osservare Milano, quindi, è stata e sarà sempre una grande fonte di ispirazione per molti miei racconti”.

Anche se da qualche mese abiti a Cornaredo, Tu vivi e lavori da quando sei nato nella nostra città e quindi sei una persona adatta a tracciarne un profilo. Com’è cambiata e come sta cambiando Milano, secondo Te?

“È cambiata in maniera esponenziale. Il quartiere della vecchia Fiera Campionaria, dove sono cresciuto e dove è ambientata la storia di Mario, così come era concepito a quei tempi, non esiste più. Credo che questi cambiamenti fossero inevitabili. Milano è una città che sta al passo con le grandi metropoli europee e mondiali e questo ha portato a uno sviluppo di nuove realtà e alla trasformazione di molte zone. Se da un lato viviamo in una città all’apparenza più attenta e sensibile a risolvere, per esempio, il problema dell’inquinamento, e altresì innegabile dover constatare un aumento della cementificazione e del distacco di chi vive in zone centrali e di movida, rispetto a chi vive in periferia”.

Un’altra bella immagine di Rocco Carta. Oltre alla scrittura, una delle grandi passioni dell’educatore milanese è la corsa

Tu operi nel mondo della scuola. Qual è, a Tuo avviso, la situazione attuale, riguardo a questo ambito così importante, qui da noi? E quali contributi ha portato (se lo ha portato) lo sviluppo della Rete e dei Social Network?

“Anche la scuola è un contesto che deve necessariamente evolvere e mettersi al passo con i cambiamenti che gli stessi ragazzi e le ragazze hanno vissuto. I Social Network hanno ampliato la visuale e le conoscenze, messo in contatto fra di loro persone che non si sarebbero mai conosciute, arricchito tutti da tanti punti di vista. Allo stesso tempo sono un rischio e una sfida educativa e raccontare di Mario, un bambino cresciuto in un altro contesto, mi permette di far passare i temi fondamentali di un passaggio di vita sottolineandone le trasversali, per poi vedere come sono cambiati i modi di esprimersi, anche a scuola”.

Un’ultima domanda, Rocco. Oggi Milano, secondo un’opinione diffusa, è la migliore città italiana in cui vivere per i bambini e i ragazzi, soprattutto sul piano della formazione e poi delle opportunità che ne conseguono. Tu cosa pensi?

“Penso che vivere in una città come Milano dia sicuramente molti vantaggi ai ragazzi e alle nuove generazioni. Il ventaglio di opportunità offerto e sicuramente molteplice e di livello. Allo stesso tempo credo che ai ragazzi occorra riappropriarsi di spazi di condivisione necessari alla formazione di uno spirito di coesione e condivisione comunitario”.

Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)

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