L’amore di Giovanni Verga per Milano, la città che ha consacrato lo scrittore siciliano tra i grandi autori della Letteratura Italiana

La Milano di Giovanna FerranteNews

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5 aprile 1873:
Quella lettera di Giovanni Verga che inviò a Luigi Capuana.
“Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e
credimi che qualche volta c’è proprio bisogno
di una tenace volontà per resistere
alle sue seduzioni, e restare al lavoro.
Ma queste seduzioni sono fomite,
eccitamento continuo al lavoro,
sono l’aria respirabile perché viva la mente;
ed il cuore, lungi dal farci torto non serve stesso a rinvigorirla.
Provasi davvero la febbre di fare; in mezzo a cotesta folla briosa,
seducente, bella che ti si aggira attorno, provi il bisogno d’isolarti,
assai meglio di come se tu fossi in una solitaria campagna.
E la solitudine ti é popolata da tutte le larve affascinanti
che ti hanno sorriso per le vie e che son diventate
patrimonio della tua mente”…

E’ il 20 novembre del 1872, quando Giovanni Verga arriva a Milano, città nella quale (a parte qualche sporadico viaggio e ritorni periodici a Catania) rimarrà per vent’anni. Viene introdotto e frequenta con regolarità il salotto di Clara Maffei, dove conosce alcuni esponenti della Scapigliatura e inizia una buona amicizia con Arrigo Boito (letterato e autore di libretti d’opera) e con Emilio Praga (scrittore, poeta, pittore). I suoi preferiti punti di ritrovo in città diventeranno il Cova e il Savini. E proprio durante i pomeriggi e le sere trascorsi nei due storici locali milanesi stabilisce altri due importanti rapporti di amicizia e di lavoro, con Giuseppe Giacosa (drammaturgo e autore di libretti d’opera) e con Emilio Treves, che diventerà il suo editore. A Milano, la fervida creatività di Giovanni Verga si mette subito al lavoro. Scrive novelle, fra le quali Nedda, pagine di anticipazione verista; a seguire apparirà sulla rivista Fanfulla la novella Rosso Malpelo. (“Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riuscire un fior di birbone. Sicché tutti alla cava lo chiamavano Malpelo e persino sua madre a sentirgli dir sempre a qual modo, aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo”).

I Malavoglia è il romanzo più conosciuto di Giovanni Verga, pubblicato a Milano dall’editore Treves nel 1881. Lo scrittore siciliano è considerato il maggior esponente della corrente letteraria del Verismo.

Nel 1880, presso Treves, verrà pubblicata la raccolta Vita dei Campi. L’anno successivo, sempre con Treves, uscirà il romanzo I Malavoglia, incredibilmente accolto da critiche negative (“I miei Malavoglia hanno fatto fiasco, fiasco pieno e completo”). Successivamente il romanzo, come merita, verrà riabilitato e sarà considerato un capolavoro del Verismo. Tre anni dopo, Giovanni Verga mette in scena la novella Cavalleria Rusticana, apparsa nella raccolta Vita dei Campi (“Turiddu Macca, il figlio della gnà Nunzia, come tornò da fare il soldato, ogni domenica si pavoneggiava in piazza con l’uniforme da bersagliere e il berretto rosso… Le ragazze se lo rubavano cogli occhi, mentre andavano a Messa col naso dentro la mantellina. Egli aveva portato anche una pipa con il Re a cavallo che pareva vivo, e accendeva gli zolfanelli sul dietro dei calzoni, levando la gamba come se desse una pedata. Ma con tutto ciò Lola di massaro Angelo non si era fatta vedere né alla Messa né sul ballatoio”). La sera del 14 gennaio 1884, al Teatro Carignano di Torino, Cavalleria debutta con la protagonista interpretata da una straordinaria attrice: Santuzza, infatti, avrà la voce, la gestualità, la passione di Eleonora Duse. Dalla novella diventata copione teatrale, verrà poi tratta l’opera lirica musicata da Pietro Mascagni. Verga, rigoroso e abitudinario, scriveva tutta la mattina e anche nel primo pomeriggio, con l’immancabile inchiostro viola; si concedeva solo l’intervallo del pranzo, alle dodici. Alle quattro si avviava verso i luoghi del passeggio elegante, da Porta Venezia a Porta Nuova, dove si incontravano le carrozze dell’aristocrazia. Dopo la cena andava nei salotti a terminare la sera nelle conversazioni con Boito, con Giacosa, con i pittori Alberto Malaspina ed Emilio Gola, con Filippi, giornalista della “Perseveranza”. E le abitazioni milanesi di Giovanni Verga? Appartamenti sobri ed eleganti e quattro traslochi: Via Borgonuovo 1, Via Principe Umberto 9 (Oggi Via Turati), Piazza della Scala 5 e Corso Venezia 82…

Giovanna Ferrante (giornalista e scrittrice milanese)

(Immagine di copertina tratta da HuffingtonPost Italia)