Emesse a Milano le prime sentenze della Commissione Tributaria in favore della non imponibilità dei redditi dei dipendenti di ambasciate e consolati esteri in Italia

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Quello fra le tasse e i contribuenti è un rapporto perennemente in crisi, che in molti casi, con la scelta dell’evasione fiscale, porta addirittura al divorzio, per quanto non consensuale ed illegittimo. Qualche volta, però, dal fronte di questa Guerra dei Roses arrivano eccezionalmente delle buone notizie, soprattutto per chi si sente ingiustamente tartassato e perseguitato. E’ il caso di un dipendente del Consolato della Repubblica dell’Argentina a Milano, che è stato destinatario di alcuni avvisi attraverso i quali l’Amministrazione Finanziaria contestava l’omessa dichiarazione dei redditi e accertava maggiori imposte Irpef, con relative addizionali. Il contribuente ha proposto ricorso davanti alla Commissione Tributaria Provinciale del capoluogo lombardo, contestando la fondatezza della pretesa erariale. L’organismo fiscale territoriale, con una sentenza depositata il 9 dicembre 2019, ha accolto tutte le eccezioni contenute nel ricorso proposto e annullato gli atti di accertamento. E la stessa Commissione, con un’altra sentenza depositata il 22 ottobre scorso, ha accolto anche il secondo ricorso proposto dal contribuente, con conseguente annullamento degli atti impositivi.

Angela Orsini, titolare dell’omonimo studio fiscale e tributario internazionale, ha assistito con successo i dipendenti delle rappresentanze diplomatiche estere davanti alla Commissione Tributaria Provinciale di Milano

“Negli ultimi anni, i dipendenti di consolati e ambasciate estere in Italia sono stati destinatari di una serie di avvisi di accertamento, da parte dell’Agenzia delle Entrate, in merito alla presunta imponibilità dei redditi percepiti”, spiega Angela Orsini, titolare dell’omonimo studio commercialistico e di fiscalità internazionale che ha rappresentato e difeso i dipendenti davanti alla Commissione Tributaria Provinciale. “Fino ad oggi, infatti, i redditi erogati da rappresentanze diplomatiche estere in Italia sono stati esentati da imposte. La Commissione, con le due sentenze (la prima passata in giudicato e non appellata dall’Agenzia delle Entrate) ha confermato la non imponibilità ai fini Irpef di questi redditi, al ricorrere di determinati requisiti”. Resta di attualità e anche di una certa urgenza, comunque, la regolamentazione a livello politico della questione tra i Paesi interessati. “Queste sentenze (tra le prime ad essere state pronunciate sul tema) sono importanti a dirimere le posizioni dei singoli dipendenti, che in ogni caso per difendersi devono farsi carico degli oneri derivanti da un contenzioso, con tutta l’incertezza dell’esito”, afferma e conclude la Orsini. “Purtroppo la percezione che il contribuente ha del Fisco è quella di un antagonista irriducibile e la pandemia in corso non ha contribuito a migliorarla. Le scadenze che erano state sospese nel marzo scorso e nei mesi seguenti sono state reinserite. E intanto la situazione economica e reddituale degli italiani non è migliorata; molti hanno chiuso le attività, mentre altri le hanno ridotte notevolmente. Ma il Fisco, impietosamente, è tornato a bussare alle loro porte”.

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