All’interno dell’ottava edizione di Milano Sunday Photo, in programma domani e dopodomani, sabato 4 e domenica 5 maggio, alla Cascina Cuccagna (nell’omonima via privata, al civico 2), dalle 10.00 alle 20.00 (ingresso libero) sarà presentata la mostra BORED, di Angelo Ferrillo, con ventidue opere fotografiche che raccontano le ore di attesa che anticipano un momento particolare del grande mondo della moda: gli indimenticabili otto minuti di una sfilata. Quattrocentottanta secondi in cui, durante una fashion week nelle grandi capitali della moda, maison, fashion designer, creative director e tutti i satelliti di questo mondo impegnano fino all’ultimo granello della loro energia.
Immaginate un anno per preparare una collezione, sei mesi per improntare la sfilata, due settimane per montare la location, tre ore di presfilata e infine soli otto minuti, dove ognuno si gioca il proprio futuro e ha nelle mani il futuro di qualcun altro.
Immaginato? Bene. Ora moltiplicate tutto per quattro (autunno/inverno, primavera/estate, uomo e poi donna) e poi moltiplicate per sei (se vogliamo considerare solo le fashion-week di Milano, Parigi, New York, Londra, Mosca e Tokyo).
Le fotografie di Angelo Ferrillo si soffermano sulle due o tre ore di calma apparente che precedono ogni sfilata, un buco temporale dove si vive uno stato di noia latente, in attesa di esplodere, appunto, negli ultimi otto minuti finali di un percorso che dura ogni volta più di un anno. Due o tre ore che diventando la chiave di volta per tutto il mondo della moda e che il cinquantenne fotografo, napoletano di nasciate milanese di adozione, ha voluto raccontare in ventidue scatti che mostrano cosa succede dietro le quinte, nel famoso back stage, un momento storicamente off-limits ai non addetti ai lavori.
Uno spaccato poco conosciuto del mondo della moda, che vive troppo spesso di ritmi serratissimi, ma che poco alla volta sta cambiando, con alcune maison che scelgono di non prendere parte a tutte le fashion-week per dire no proprio a quelle modalità di lavoro che inducono a realizzare collezioni sempre meno creative soltanto per stare al passo con i tempi.
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