La Milano sotterranea di Giacomo Papi, dove l’acqua diventa nebbia e umidità

Giacomo Papi: scrittore e giornalista italiano, nato a Milano nel 1968. Frequenta spesso la libreria Verso, in Corso di Porta Ticinese.
Dal 2017 al 2020 ha diretto la scuola di scrittura Belleville di Milano.
Dal 2021 è direttore del Laboratorio Formentini per l’editoria a Milano, luogo di incontro e confronto tra professionisti dell’editoria, e di formazione per le professioni di oggi e domani, promosso dal Comune di Milano.

Uasc: essere mitologico del folklore della Lombardia. Si dice sia un essere piccolo, peloso, simile ad uno scoiattolo senza coda ma con volto antropomorfo. È un mix tra un essere cattivo e un folletto.

Il protagonista è un ragazzino di nome Otto, ha undici anni ed è nato l’8 ottobre 2008.

C’è la ricerca, da parte dell’autore, di giocare molto con le parole, divertendosi e divertendo, ma la sensazione è che a volte sia forzata.

Il romanzo inizia con il piccolo Otto, il punto di vista è il suo, è facile immedesimarsi in lui.

“Al mattino, quando andava a scuola, la città era proprio una magia. […] Tutti sembravano esattamente sapere cosa fare e dove stavano andando, ma forse facevano finta”.

“A Milano l’acqua è nell’aria, è invisibile ma ti fa compagnia, diventa umido e nebbia, e a volte trabocca”.

Le strade che attraversa Otto sono viale Regina Giovanna, via Gustavo Modena, via Pisacane: la zona in cui sono cresciuto io.

Igor Scolopendra: uomo più temuto del sottomondo, molto affezionato ai ratti.

“Niente invecchia di schianto come l’umorismo”.

Gli abitanti del sottomondo (sottosuolo) individuano il problema: “La Malamorte si sta risvegliando. Abbiamo rilevato livelli di tossicità allarmanti. Se non interveniamo sarà un disastro”.

Gli abitanti del sottosuolo sono gli esclusi del mondo di superficie.

Scolopendra si ribella ed è dell’idea di non aiutare gli abitanti di superficie:
“Il male è male, Scolopendra.
Il male è solo un nome inventato per credere al bene.
Il male è la paura, Igor”.

“Milano è concentrica, fatta di cerchie che non si possono mai valicare davvero poiché tra chi è nato in centro e chi è nato in periferia esisteranno per sempre barriere invisibili”.

“La nonna gli aveva spiegato che a Milano ogni gobba, anche la più piccola, è la traccia di un ponte scomparso”.

Anche la casa del compagno di classe di Otto è in centro: “… in via Mozart, a duecento metri dal giardino di villa Invernizzi che in primavera si popolava di fenicotteri rosa. Era uno di quegli interni che Milano nasconde per non fare vedere al mondo che è bella”. È qui che Otto cade nei sottorranei.

“Siamo la compagnia dell’acqua.
Sì, ma perché avete deciso di scendere?
Alcuni perché erano timidi, altri avevano paura oppure erano poveri. Non ci trovavamo bene e non ci piaceva essere guardati, così ci siamo nascosti”.

Forse l’autore si rispecchia in Otto, da ragazzo pensava come lui e aveva vissuto alcune esperienze simili.

“Nascondersi è importante. Nella preistoria chi non sapeva nascondersi veniva sbranato. Soltanto i bambini lo sanno. Infatti, giocano a nascondino. Nascondersi può salvarti la vita e può salvare il mondo”.

Prosopagnosia: deficit percettivo acquisito o congenito del sistema nervoso centrale che impedisce ai soggetti che ne vengono colpiti di riconoscere i tratti di insieme dei volti delle persone.

“La mamma sentì il telefono accendersi”. Si può “sentire” una cosa che si accende? Meglio scrivere “sentì il telefono suonare o vibrare”.

“Se si sapesse come nasce la paura, nessuno si sforzerebbe di avere coraggio”.

Sculupendra (il “cattivo” del romanzo) abita nei sotterranei della ex fabbrica di automobili Innocenti, di via Rubattino.

Se questo libro diventasse un film, avrebbe un messaggio molto forte, ma sarebbe per ragazzi e bambini, col bollino verde.

Nel dopoguerra i ragazzi aprivano i tombini per pescare nei sotterranei.

Sul campo dove gioca la squadra dell’oratorio di via Sidoli, sorgeva il primo campo dell’Ambrosiana Inter.

Non ho mai visto Guerre Stellari e credo non sarò mai interessato a farlo.

La Malamorte è grande quanto Milano: se la città si ingrandisce, si allarga anche lei.

La cosa che ho trovato più interessante di questo romanzo sono le numerose note a piè di pagina, ricche di curiosità.

L’idea del romanzo è molto valida, l’impressione è che non sia stato pienamente sfruttato il suo potenziale. La narrazione gira attorno al messaggio che si vuole dare, ma sembra non arrivare mai al centro.

Alberto Fumagalli (scrittore milanese)