La favola vera di Mitzi Amoroso, una vita dedicata allo spettacolo e ai bambini

L’occasione è stata la messa in scena del suo nuovo spettacolo (in collaborazione con Paolo Peroni) “Ma il cielo non può attendere – La storia fiabesca di Hansel e Gretel”, una frizzante, divertente e coinvolgente commedia musicale interpretata da bambini di età compresa fra i 7 e i 12 anni, in cartellone al Teatro Ariberto nei fine settimana di novembre. Ed era troppo ghiotta per non far conoscere ai lettori del nostro blog un personaggio davvero straordinario, una donna che ha dedicato finora la maggior parte della sua vita professionale all’insegnamento della musica e del teatro, con una particolare attenzione proprio ai bambini. Maria Letizia Amoroso, in arte solo Mitzi Amoroso, 86 anni portati ed esibiti con grandissimo orgoglio, romana di nascita e milanese di adozione, inizia la sua carriera artistica come cantautrice nel 1961, ottenendo subito un grande consenso di critica e pubblico, che la porterà ad incontrare diversi personaggi (italiani e stranieri) di primo piano dello show business di quegli anni, come Gianni Ravera, Corrado Mantoni e Nat King Cole. Poi, dopo essere diventata mamma per ben tre volte, la sua vita si snoda tra nenie e filastrocche, fondando il gruppo scenico vocale infantile Le mele verdi (che diventeranno uno dei fenomeni musicali degli anni ‘70 e ’80) e incidendo sigle rimaste memorabili: “Barbapapà”, “Ranatan” e “Woobinda”. La sua carriera di autrice musicale viene coronata nel 2010 dalla vittoria allo Zecchino d’Oro, con la canzone “Un topolino, un gatto e un grande papà”. Nel 1979 fonda il Cantagioco, esperienza da cui nasce la compagnia teatrale con cui oggi porta in scena ogni anno commedie musicali completamente recitate e cantate dai bambini. Più volte candidata all’Ambrogino d’oro, una delle voci più attive nel tessuto sociale della città, con una particolare dedizione verso le politiche dedicate all’infanzia, la Amoroso è anche impegnata in un progetto umanitario per il quale, tramite la recitazione e il canto, contribuisce al recupero dei malati mentali assistiti dalla Onlus lombarda ISempreVivi.

Cara Mitzi, nonostante la difficile situazione che purtroppo stiamo ancora vivendo, il teatro e in particolare il tuo teatro, quello dei bambini, stanno ripartendo. È una grande notizia, per diverse ragioni. Vogliamo provare ad elencarle?

“Durante i mesi bui della zona rossa ci tenevamo in contatto con alcune telefonate. Poi ho pensato: se la scuola dell’obbligo continua on line, perché non posso provarci anch’io? Così, ogni martedì mi connettevo con i miei piccoli attori e facevamo lezione davanti al computer. Questo era possibile perché eravamo ancora alla lettura e alla memoria del copione. Naturalmente ho dovuto imparare l’uso del computer e delle piattaforme di video chiamate, ma non è stato troppo difficile”.

Come hai vissuto e come hanno vissuto i tuoi piccoli artisti questo lungo periodo di lontananza dal palco? Come vi siete organizzati (se vi siete organizzati) per andare avanti?

“Ci siamo fatti coraggio gli uni con gli altri, siamo arrivati a mettere in scena lo spettacolo di quest’anno e ripartire finalmente con un nuovo ciclo. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo da remoto, sempre mantenendo i nostri orari e per quanto possibile la nostra normalità. Di certo ci siamo fatti anche delle grandi risate e ci siamo sentiti comunque vicini”.

Un’altra bellissima immagine di Mitzi Amoroso, 86 anni di energia vitale, immortalata in uno scatto di Sergio Rizza

Adesso hai ripreso anche i tuoi corsi di teatro. Vuoi spiegarci, in sintesi, di come si svolgono e a chi sono rivolti?

“Se tutto va bene, inizierò il corso 2021/2022 il 30 novembre, per concluderlo nel novembre del prossimo anno, il periodo in cui si va in scena. Le lezioni sono al martedì dalle 17 alle 18,45. una volta alla settimana. E quando dobbiamo registrare la colonna sonora conto sulla disponibilità dei bambini per andare in sala di registrazione. Il corso si tiene al Teatro Wagner, per abituare fin dalle prime lezioni i partecipanti allo spazio-palcoscenico. Cerco di scrivere il copione cucendolo addosso ai miei piccoli attori, ma nella sceneggiatura tengo presente che i miei musical debbono piacere anche agli adulti, così che il pubblico si diverta anche se non è in tenera età. Credo di esserci riuscita”.

Che rapporto hai con i genitori dei bambini attori? E quali sono le emozioni e le aspettative (se ci sono) delle mamme e dei papà?

“Il rapporto varia da genitore a genitore, ma quasi con tutti s’instaura un rapporto di fiducia e di complicità. Le loro aspettative sono molto semplici: nessuno sogna per la prole una carriera artistica e sono contenti di vedere i propri figli felici e disinvolti sul palcoscenico. La spensieratezza con cui vanno in scena è molto gratificante per me, ma anche per tutti loro. Per i miei piccoli attori è una bella iniezione di autostima, che male non fa a giovanissimi che già con la scuola devono fare i conti con la propria emotività. Confesso che anche quest’ anno, concluse le repliche, dovrò salutare cinque allievi, per raggiunti limiti di età. Questo mi crea una forte malinconia, perché durante i corsi mi affeziono moltissimo a questi bambini, ma è giusto che sia così. La vita va avanti e dovranno essere liberi di fare nuove esperienze. Di sicuro conserveremo la nostra speciale amicizia”.

Parliamo, in conclusione, della nostra Milano. Entrambi siamo arrivati qui negli anni ’60, nel pieno del primo boom economico del dopoguerra. Quanto è diversa, oggi, la città, da quella di allora? È una metropoli adatta, secondo te, ai cittadini più piccoli, come i tuoi meravigliosi artisti?

“Milano offre molto se si sa cogliere il meglio della città, altrimenti resta un luogo grigio. Vivo qui dal 1965 e lavoro per l’infanzia dal 1974. I bambini di oggi hanno troppi impegni, tutti i giorni sono dedicati alle più svariate attività e questo non consente loro di pensare, di elaborare I pensieri e quindi di crescere. Non credo che sia giusto. Tutti gli educatori, I genitori o I nonni dovrebbero indirizzare i fanciulli alle attività a loro più congeniali, e non perché quel tale giorno della settimana gli fa comodo Quindi li iscrivono anche al corso del vattelappesca: costa poco e riempie il vuoto quotidiano”…

Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)

(Immagine di copertina di Andrea Polo)