Ci sono luoghi, nella nostra città perennemente in movimento e in divenire, dove il tempo sembra essersi fermato. Fra questi, c’è il cosiddetto “Cortile degli Scultori”, un vero e proprio borgo, per quanto molto piccolo, nel quale fanno da contraltare all’edilizia schizofrenica tipica delle metropoli alcune casette di mattoni. Si trova in via Mac Mahon al numero civico 14, in zona Cenisio-Monumentale. E’ uno degli angoli di Milano ancora da scoprire e in grado di raccontare storie del capoluogo lombardo che sembrano appartenere ad un mondo davvero troppo lontano da quello contemporaneo, dove fiorivano, insieme alle piante del cortile, anche le botteghe artigiane dei marmisti e dei decoratori. Qui oggi resistono eroicamente (oltre ad alcuni reperti di archeologia industriale) studi artistici, pubblicitari e la Galleria d’Arte fondata nel 1962 da Renzo Cortina (scomparso nel 1987), che decise di adibire il ridotto della sua libreria in Piazza Cavour a questa attività.
“La Galleria nasce trattando soprattutto lo Spazialismo (Fontana, Crippa, Dova) e la figurazione imperante allora (Cassinari, Brindisi, Treccani, Morlotti e via dicendo), il Futurismo. Aperta, però, a tutte le correnti e le proposte di allora”, racconta il sessantunenne pavese Stefano Cortina, figlio di Renzo, che dopo gli studi in Economia all’Università Bocconi e aver lavorato nell’azienda di famiglia, alla morte del padre ha ceduto la libreria e ha assunto la direzione della Galleria, aiutato in questo impegno artistico dalla figlia Mafalda. Editore, scrittore e critico d’Arte, giornalista, perito e consulente del Tribunale di Milano, Stefano Cortina è anche organizzatore di mostre, eventi culturali e presentazioni editoriali, collaborando attivamente con gli Istituti di Cultura Italiana nel mondo. “Per anni abbiamo proposto al pubblico giovani artisti milanesi”, rivela Cortina. “Adesso, però, preferiamo lavorare con artisti con cui abbiamo un rapporto consolidato, non chiudendo la porta, tuttavia, a nuove e stimolanti esperienze. A giovani artisti, quindi, in grado di proporsi in maniera interessante”. Dalla Galleria di via Mac Mahon passano persone e personaggi di ogni tipo, provenienti da tutta Italia e da ogni angolo del pianeta. Un osservatorio privilegiato sulla città e sui suoi continui cambiamenti. “Milano è cambiata molto, dagli anni di mio padre. E per me decisamente in peggio”, afferma amaramente Cortina. “Oggi è schifosamente snob, modaiola e infarcita di dilettanti, sia fra gli artisti che fra gli operatori”. Poi non le manda a dire nemmeno riguardo allo sviluppo dei Social Network. “Hanno massacrato e distrutto il mercato, che a mio avviso difficilmente potrà rinascere. Hanno creato spesso uno spazio virtuale, con qualche corrispondenza reale. Per la comunicazione è stato un bene, ma lo scotto da pagare è stato, appunto, la fine del mercato”.
Milano ha sempre avuto un respiro più ampio dei suoi confini. Tutto quello che la riguarda interessa sia a livello nazionale che internazionale. Ma la sensazione che sia stata “colonizzata”, con investimenti economici e finanziari che hanno portato imprenditori, finanzieri e banchieri ad impadronirsene è forte ed inquietante. “E’ successo esattamente questo”, conferma Cortina. “E’ stata comprata, violentata, spogliata della sua essenza, proprio “colonizzata”. E da invasori senza scrupoli, che ne vogliono suggere tutto il possibile”. Diverso, invece, è il parere riguardo al fenomeno dell’immigrazione. “Milano ha una lunga tradizione, in merito, a partire da quella interna, degli italiani. La mia stessa famiglia arrivò qui dal Veneto con i flussi migratori degli anni ’30. La recente “invasione” degli extracomunitari, comunque, è complessivamente ben gestita dalla città e non credo che rappresenti un grave problema per la collettività, né per gli affari”. E nonostante Milano sia una locomotiva trainante di questo Paese, il suo futuro, secondo Cortina, non può essere diverso da quello nazionale. “L’attuale classe politica italiana è responsabile al 101 per cento del disseto sociale e all’orizzonte non compare neppure la parvenza di quel minimo di intelligenza che l’amministrazione di una nazione richiederebbe “, conclude. “Una politica che scientemente distrugge Sanità e Scuola in cambio di voti che le permettano di mantenere il più a lungo possibile i propri privilegi non è degna di essere definita tale. L’unica cosa che può dare speranza è la straordinaria capacità del popolo italiano di sopravvivere nonostante i propri criminali amministratori”.
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)