La Farmacia Lambrate, un avamposto sicuro e di grande umanità al servizio dei cittadini nella battaglia quotidiana contro il Coronavirus

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L’esperienza umana di chi lavora alla Farmacia Lambrate, in via Pacini 72, a Milano, colpisce al cuore. Commuove, infatti, apprendere quanto si siano prodigati la dottoressa Sandra Mincione e il suo preparato e gentilissimo staff, composto dai dottori Marco Cozzi, Annina Lauria, Elena Galliani e Chiara Golino, nonché Riccardo Galbardi, dottore tirocinante, Maria Bambina Beretta (del reparto cosmetica) e Miroslav Pavlov, detto “Miki”, il magazziniere. “Siamo un po’ una famiglia, pranziamo insieme, ci sentiamo e ci vediamo anche fuori”, racconta Annina Lauria, che è nata a Matera. L’impegno, i sacrifici e la stanchezza dei mesi passati a combattere contro qualcosa arrivato all’improvviso li abbiamo sempre mitigati con i sorrisi, qualche torta per festeggiare i nostri compleanni in quarantena e tanta attenzione e apprensione per i nostri clienti, che purtroppo se la sono vista brutta, combattendo contro questo terribile virus. Molti ce l’hanno fatta, tanti sono ancora alle prese ma alcuni di loro, purtroppo, non li abbiamo più visti né salutati e ci si stringe il cuore a pensarci. A me, personalmente, viene il magone a ricordare l’ultima telefonata con una cliente che aveva bisogno di un antibiotico perché quello che stava prendendo non funzionava. Ci siamo prodigati a consegnare farmaci ad anziani, persone sole, ammalati, anche a giovani impossibilitati a muoversi. Un giorno succede qualcosa, la vita cambia e tutti i tuoi piani vanno all’aria, non puoi tornare dai tuoi parenti, nessuno può raggiungerti e anche un gatto che scappa diventa un problema. Il medico che andavi a trovare dall’altra parte della città sembra distare anni luce da te. Tutto è sembrato insormontabile nei mesi scorsi; la paura di non trovare i presidi, di non essere assistito, le continue brutte notizie lette sui giornali o viste in televisione. Non so come, ma insieme siamo riusciti a superare l’emergenza”.

Miki Pavlov (il magazziniere della Farmacia Lambrate) e la Dottoressa Annina Lauria

Che idea vi siete fatti, a questo punto, riguardo non solo al fenomeno in generale, ma anche alla reazione di Milano e della Lombardia?

“Col senno di poi tutto diventa più chiaro, non solo gli errori, ma anche le strategie da attuare. Ci siamo ritrovati a fronteggiare una situazione straordinariamente grave e totalmente sconosciuta, pertanto non ci sentiamo di contestare quello che è stato fatto”.

Appunto. Secondo voi è stato fatto finora tutto quello che era possibile e doveroso fare?
“Non contestiamo, però non ne siamo convinti. Si è cercato di responsabilizzare i cittadini per tentare di ridurre il più possibile il rischio di contagi. Mantenere le distanze, utilizzare i presidi, quando disponibili, ma soprattutto stare a casa ed evitare di uscire. Tutto questo è stato ripetuto all’infinito, soprattutto i primi tempi. Il problema è che ancora oggi c’è chi crede che tutto questo sia stata un’esagerazione”.

I comportamenti complessivi degli italiani (e in particolare dei milanesi e dei lombardi) finora sono stati buoni?

“Molti cittadini sono stati attenti a rispettare le regole e questo è stato un bene non solo per loro, ma per l’intera comunità. Sono stati la maggior parte, ma altri, purtroppo, lo sono stati meno. Evidentemente le multe non sono state un buon deterrente”.

Quanti tamponi al giorno avrebbero dovuto effettuare (e dovrebbero a tutt’oggi), secondo voi, la Sanità pubblica milanese e lombarda per ottimizzare il lavoro di screening?

“Questo punto rappresenta la nota dolente. All’inizio non sono stati fatti tamponi e questo non ha permesso di isolare eventuali focolai. La Lombardia non ha dimostrato la stessa lungimiranza del Veneto. Lo confermano i numeri dei contagiati e soprattutto dei morti. Non ho le conoscenze per azzardare una cifra, ma di certo quelli fatti fino ad ora sono decisamente insufficienti. Non sono stati fatti alle categorie maggiormente a rischio; e per rischio intendo anche la possibilità di trasmettere a propria volta il virus”.

Che opinione avete in merito alla progressione delle chiusure e delle aperture di negozi, aziende e attività, a seconda delle categorie e delle tipologie?

“Scaglionare le riaperture era necessario, anche per permettere di reperire i presidi necessari, sempre difficili da trovare durante tutto il tempo del lockdown e anche oggi, nella Fase 3”.

Parliamo dell’App per il tracciamento dei contatti. Cosa ne pensate, tenendo conto che con l’utilizzo quotidiano della tecnologia siamo già tutti tracciati?

“Francamente non crediamo ci siano ripercussioni sulla privacy, anche perché auspichiamo sia utile per la salute di ogni cittadino”.

Il Dottor Marco Cozzi, della Farmacia Lambrate, in via Pacini al numero civico 72

Esiste, secondo voi, una data a partire dalla quale potremo effettuare liberamente tamponi e test sierologici certificati, con la semplice prescrizione di un medico?

“Sicuramente accadrà ma non credo prima di qualche mese”.

Ed esiste, sempre secondo voi, la possibilità che parta una vera indagine campionaria sulla diffusione del Covid-19, con i relativi risultati?

“Le indagini statistiche hanno senso solo se formulate correttamente, diversamente sono un calderone con tanti numeri e tante informazioni non sempre utili”.

Com’è cambiato il vostro lavoro in questo periodo?

“Sono stati mesi in cui la priorità è stata la ricerca dei presidi, difficili da trovare e spesso a prezzi esorbitanti. E poi anche farmaci di prima necessità”.

Quante mascherine al giorno è in grado di fornire la vostra Farmacia?

“In questo momento facciamo ancora un po’ fatica a reperire grossi quantitativi di mascherine chirurgiche, ma siamo comunque in grado di garantirle alla maggior parte delle persone che le richiedono. Le FFP2, visti i costi, sono meno richieste e si fa sempre più largo la domanda di mascherine lavabili. Direi che ne vendiamo, in totale, qualche centinaio al giorno”.

Dottoressa Lauria, Lei personalmente cosa sta facendo per garantire se stessa e ai suoi familiari la sicurezza sanitaria?

“Ho evitato di uscire durante tutto il lockdown e anche adesso cerco di uscire e frequentare posti in accordo con quanto richiesto dalle normative”.

In conclusione, Dottor. Cozzi, come vede il futuro più immediato del suo settore, qui a Milano?

“Il futuro è incerto. Continuiamo a credere, però, che la farmacia sia un punto di riferimento per la comunità, spesso sottovalutato ma sempre al servizio di tutti. Tutti i giorni, a qualunque ora”.

Stefania Chines