Floriana Lamonarca e il suo romanzo d’esordio L’ARCOBALENO OLTRE LE NUBI: “Un percorso di rinascita al femminile, per non arrendersi mai e realizzare i propri sogni”

Milano è femminaNews

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È nata a Milano, lavora da vent’anni nel settore del benessere ed è particolarmente esperta del mondo olistico. Ha da poco aperto il centro “Serendipity” a Senago, alle porte della nostra città. Un luogo magico, dai profumi piacevolmente stordenti, dove trovare, fra le altre cose, tisane, candele, libri e tanta pace del cuore. Floriana Lamonarca è una giovane, ma già esperta cultrice del pensiero positivo e di tutte le discipline che fanno bene al corpo e all’anima. “Mi piace pensare che aiutare le altre persone attraverso le mie mani e le mie parole possa essere, per me, una missione”, esordisce, dando il via alla nostra chiacchierata ad ampio rag-gio. E a proposito di esordi: è recente (appena due anni fa) il suo ingresso nel mondo dell’editoria, con L’ARCOBALENO OLTRE LE NUBI (Kubera Edizioni), un romanzo breve in cui si parla di rivincita e della ricerca, anche e soprattutto tramite le avversità, del bello della vita. “Un percorso di rinascita tutto al femminile, un insegnamento a non arrendersi e ad andare avanti, realizzando i propri sogni”, spiega la giovane scrittrice. “Nel testo sono presenti tecniche di meditazione, reiki, cristalloterapia, pillole di naturopatia e rinascita”.

Questo libro lo hai scritto durante la pandemia, un periodo che per molti di noi è stato molto difficile da superare…

“Si, per me la pandemia è stata un duro colpo, ha messo a dura prova la mia psiche e mi ha causato un esaurimento nervoso. Mio figlio aveva appena un mese e mezzo e all’improvviso mi sono ritrovata catapultata in questo mondo parallelo, da sola, con lui. Scrivere mi ha aiutato moltissimo a riprendermi e a investire le mie energie in nuovi progetti”.

Ti ha aiutato a sopportare quella drammatica situazione il fatto di lavorare nell’ambito del benessere della persona?

“Diciamo che in quel momento dare attenzioni al mio bambino e a me stessa, attraverso la conoscenza di tecniche da me conosciute, mi ha aiutato ad evitare di diventare pazza”.

Ci sono persone che non hanno retto alla solitudine o all’angoscia della situazione economica incerta molto di più che al pericolo di uscire e di ammalarsi. C’è chi è arrivato addirittura a suicidarsi. Riesci a spiegarti questi fenomeni?

“Si, purtroppo non è stato davvero un periodo facile. Al di là di quello che si sentiva ovunque in quel periodo, che riportava solo morte e terrore, stare completamente soli con sé stessi, senza possibilità di scegliere, non sempre è facile da sopportare. La solitudine può portare davvero a mettersi in discussione e se non si è forti abbastanza per reinventarsi e ascoltarsi, allora si soccombe al buio e al silenzio”.

Quanto ha contribuito ad alleviare le sofferenze, sia individuali sia collettive, il fatto di vivere in piena era tecnologica, con moltissimi strumenti di comunicazione a disposizione per superare le barriere fisiche e connettere comunque le persone fra di esse?

“Sicuramente ha aiutato parecchio avere una connessione a Internet e la possibilità di effettuare videochiamate che potessero farci in qualche modo sentire meno soli. Era un modo per cercare di star vicini, seppur da lontano”.

Ancora a proposito di sofferenza: spesso è il mezzo del quale la vita si serve per comunicarci che dentro di noi qualcosa non va, che sarebbe utile, se non addirittura urgente, un cambiamento. Ma è un male necessario, secondo Te?

“Sì. È proprio il messaggio che vorrei lanciare attraverso la lettura del mio libro. Il dolore e la sofferenza della vita va attraversato e vissuto tutto, per poter sempre imparare, tramutare ed uscirne poi più forti di prima. Il titolo è proprio lo specchio di questo: oltre le nubi, dopo averle attraversate tutte, attende tutti noi l’arcobaleno”.

Un’altra bella immagine di Floriana Lamonarca. La giovane milanese opera da vent’anni nel mondo olistico e del benessere

Torniamo al Tuo lavoro e a quello che si propone. Esiste un modo più tranquillo, più sereno, di affrontare la vita, che fa sembrare la nostra esistenza più semplice e le persone più sopportabili?

“Per me sì e cerco di viverlo come meglio posso. Cercare ogni giorno la piccola seppur grande cosa bella e positiva, anche in mezzo a tante brutture, aiuta: il sorriso di un bambino, un atto di gentilezza ricevuto o dato, i raggi del sole e la natura che ci circondano, piccoli segnali dell’Universo che fanno sentire meno la solitudine, aiutano a rendere la vita più magica e leggera. Poi ci sono tecniche che aiutano a riportare equilibrio e stabilità e percorsi di consapevolezza per riscoprirci ogni volta”.

Di solito, quando cominciamo a guardarci dentro, ci sentiamo frastornati e pieni di dubbi. Un pensiero tira l’altro e i pensieri negativi possono diventare un circolo vizioso, che può farci perdere il controllo della nostra vita. Non possiamo eliminarli completamente dalla nostra testa perché sarebbe impossibile, ma qualcosa si può fare. O no?

“Quando succede, quello che consiglio vivamente è chiedere aiuto a qualcuno più competente di noi. E poi di interrogare quella voce interiore per imparare ad ascoltare il corpo e l’anima, assecondare tutto quello che ci fa stare meglio. Ognuno ha i propri metodi. Amarsi e ascoltarsi, dunque, è la chiave”.

Parliamo un po’ di Milano, adesso. Dall’Expo in poi (escluso, ovviamente, il periodo della pandemia) la nostra città è cambiata: è migliorata ulteriormente l’offerta culturale ed è letteralmente esplosa quella turistica. Per contro, a mio avviso, è peggiorato il tessuto sociale: complice anche una crisi economica che continua a mordere risulta schiacciato verso il basso. Che ne pensi?

“Secondo me bisognerebbe capire che per continuare a mantenere uno standard così alto bisogna abbassare i costi della vita, soprattutto per i giovani. Vedo tantissimi studenti, magari fuori sede, davvero tristi e sempre più soli, perché fanno fatica a socializzare in una città dove andare fuori costa moltissimo e un buco di appartamento, magari condiviso, ancora di più. È davvero impensabile”.

Questa città, come tutte le metropoli di respiro internazionale, vive freneticamente di relazioni umane che sono occasioni di lavoro e di scambio culturale. Ma sono davvero umane, queste relazioni? Ed è possibile vivere in un luogo come questo senza perdere di vista se stessi?

“Secondo me, tanto fa come si è. Sono dell’idea che non sia per niente facile, rimanere umani ormai un po’ dappertutto, ma credo fermamente che prima o poi cambierà la situazione e tornerà di moda il cuore, l’anima e il contatto personale, invece dei social network”.

“Un’ultima domanda, Floriana. Ritieni Milano una città a misura di donna? Ambiti come la cultura, la sicurezza e il lavoro privilegiano la condizione femminile?

“No, ma penso sia cosi ovunque purtroppo. Sotto questo punto di vista c’è davvero moltissimo lavoro da svolgere ancora. Io mi muovo tranquillamente da sempre a Milano, ma se dovessi dire che mi sento al sicuro o che muovermi in alcune zone e in ora tarda mi rende tranquilla, beh, non potrei. Riguardo al mio lavoro, non c’è fortunatamente competizione maschile, ma è davvero molto difficile conciliare lavoro e famiglia e ancora di più fare carriera senza dover tralasciare qualcosa. E’ molto triste doverlo constatare”.

Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)