L’Emergenza Coronavirus non ha fermato il racket del caro estinto

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Mi trovo per ragioni familiari dalle parti del Cimitero Maggiore di Milano. Il Musocco, come lo chiamiamo da queste parti, per via della zona in cui si trova. Mi guardo intorno ed è un vero mortorio. Ma non è una battuta, non c’è in giro proprio nessuno. Perfino i negozi di marmi e bronzi funerari sono chiusi. Ne vedo solo uno aperto e curiosamente entro. Chiedo al gentile proprietario: “Come mai sono tutti chiusi?”. Mi risponde sorridendo: “Caro Signore, è lunedì, giorno di chiusura”. E voi invece, perché siete aperti?”. “Noi ci occupiamo anche di onoranze funebri”. “Beh”, gli dico, “in questo periodo non ve la siete passata male”. “Purtroppo no, contrariamente a quanto si pensi”, afferma. “Ma per via dei funerali che non sono stati celebrati?”, chiedo. “No, perché molte agenzie si sono comportate scorrettamente”, rivela con una punta di polemica. “Sa, quando i rappresentanti delle aziende più grosse si trovano casualmente (e fa un sorrisino beffardo) negli ospedali in quei terribili momenti…Ma lo sa che ci sono imprese che sono arrivate a organizzare una sessantina di esequie al giorno? Al giorno, eh?”. “Però…”, rispondo sorpreso, ma fino a un certo punto, conoscendo molto bene l’andazzo del nostro Paese. “Ormai sono arrivati a lasciare un uomo fisso, giorno e notte (con i turni, ovviamente), negli ospedali per non perdersi un cliente. E non voglio dire che molto spesso sono gli stessi medici e gli infermieri a chiamare i loro amici di fiducia, che sempre casualmente si trovano da quelle parti. Non lo voglio dire, eh?”. No, non diciamolo…

Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)