Laura Avalle racconta la vita di Lucia Bosè: successi e cadute di una ragazza del popolo

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Fu una predestinata, anche se la sua esistenza è iniziata in salita e non è stata costellata soltanto di successi. Lucia Bosè, milanese, classe 1931, morta ottantanovenne di Covid a Segovia, in Spagna, il 23 marzo dello scorso anno, è la protagonista del nuovo libro della giornalista e scrittrice Laura Avalle, “Lucia Bosè – L’ultimo ciak”, pubblicato per la collana Femminile Singolare di Morellini Editore, diretta da Sara Rattaro. La straordinaria vita della Bosè ha conosciuto diverse cadute, come quando la casa in cui abitava da bambina, in un quartiere popolare di Milano, fu rasa al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale. Quindi il fatidico incontro con Luchino Visconti, che la noterà appena adolescente nel Bar Pasticceria Galli, dove lavorava come commessa. Una carriera fulminante la sua, ma proprio al culmine della notorietà e della fama decise di ritirarsi dalle scene per amore di Luis Miguel Dominguín, il più grande torero di tutti i tempi, che sposò nel 1955 e dal quale ebbe tre figli: Miguel Bosé (cantante, attore ed ex ballerino italo-spagnolo), Lucia e Paola Dominguín. Il loro amore è passionale e travolgente: l’attrice milanese lo seguirà fino a Madrid, in quella Spagna cattolica e franchista dove vivrà anche dopo lo “scandaloso” divorzio (era il 1968) causato dai repentini tradimenti del marito, un evento che segnerà il suo ritorno al cinema con i più grandi registi: Fellini, Taviani e Özpetek, il segno inequivocabile che quel mondo non l’aveva mai dimenticata. Fu questa l’epoca dove ricevette grandi riconoscimenti, tra i quali il prestigioso Ambrogino d’oro del Comune di Milano nel 1980 e il documentario “Il Clan Bosè”, con il quale la Rai le rese omaggio.

Una bella immagine sorridente di Lucia Bosè, la grande attrice milanese protagonista del libro di Laura Avalle, tratta da lasirena.la

Passano gli anni, nel frattempo Lucia accetterà proposte dalla tv, dal teatro e dal cinema e inizia la sua metamorfosi: si trasferirà a vivere in una casa più piccola a Brieva (un paese in provincia di Segovia, abitato da poche anime) e cambierà look, capelli corti e colorati di blu, un’immagine che si porterà dietro fino alla fine dei suoi giorni. Nel 2000 inaugura il Museo de Los Angéles a Turégano, dedicato alle presenze celesti che l’avevano sempre affascinata sin da bambina, di cui purtroppo vedrà anche la sua chiusura qualche anno più tardi. Questo sarà uno dei suoi dolori più grandi, dopo la morte di Dominguín. L’artista meneghina fu anche Miss Italia nel 1947 e una grandissma paladina della libertà, come anche dei diritti delle donne e della loro emancipazione.