“La scoperta di Milano” di Giovannino Guareschi, tra genio, ironia, malinconia e voglia di evasione dalla frenesia cittadina

Racconto romanzato, “La scoperta di Milano” è il primo libro pubblicato da Giovannino Guareschi o, per dirla in altro modo dal “Guareschi senza baffi”, così definito da Oreste Del Buono (scrittore e giornalista), riferendosi al fatto che l’opera venne pubblicata prima dell’internamento dell’autore durante la Seconda Guerra Mondiale, a seguito della quale cambio il suo “look”.
L’occasione di leggere un libro su Milano, scritto dall’inventore di Don Camillo, era un’opportunità che non potevo farmi sfuggire.
Questi i miei appunti di lettura:

Guareschi si trasferì a Milano nel 1936, insieme alla fidanzata Ennia Pallini, in un monolocale in via Gustavo Modena; nel 1938 la coppia trovò un appartamento più grande in via Ciro Menotti.

Di Milano dirà:

“Il segreto del successo, in questa straordinaria città, consiste nel recarsi al lavoro ogni mattina”.

“Solo di notte, a Milano, puoi udire il tuo passo. Di giorno è impossibile perché mille rumori si sovrappongono”.

Il genio e l’ironia di Guareschi si notano già dalle prime pagine, per i nomi che dà ai personaggi e per cosa gli fa dire.

Mi sembra di leggere Mark Twain, in alcuni passaggi c’è la stessa ironia e lo stesso sarcasmo.

Il giovane Giovannino, ventiquattrenne, dopo aver furbescamente e faticosamente finito gli studi, è costretto dai suoi genitori a lasciare la provincia per cercare lavoro a Milano.

L’Ambrosiano: quotidiano pubblicato a Milano dal 1922 al 1944, rivolto alla media borghesia.

Giovannino arriva a Milano nel 1935.

“In questa singolare città, le portinaie hanno un’importanza eccezionale. Se non siete nella manica della vostra portinaia non potete far niente: non potete comprare una sedia a rate, non potete avere un documento, non potete trovare un nuovo appartamento. È la portinaia quella che decide…”

È la storia del vivace Giovannino, che cresce in paese e poi si trasferisce con la sua Margherita a Milano.

Se non ci fosse la figura di Margherita, un po’ mi ricorderebbe il film di Renato Pozzetto “Il ragazzo di campagna”.

Secondo Giovannino, l’uomo ha inventato la tecnologia, ma la tecnologia ucciderà l’uomo.

“Milano è un’enorme città che comincia sempre e non finisce mai”.

“La nuova stazione di Milano, infatti, più che per ricevere viaggiatori, sembra fatta per ricevere allegorie”.

Piazza Carlo Erba è in zona metro Piola.

“Gli svizzeri, per avere un’idea di quella precisione cronometrica che oggi costituisce la principale dote dei loro cronometri, sono scesi in Lombardia e hanno studiato il traffico di Milano.”

Via Calatafimi è in zona Ticinese.

“Non mi piace girare con Margherita: Margherita è una donna e le donne vedono soltanto la superficie delle cose.” (Ahi, Giovannino. Quante lettrici avrai fatto incazzare scrivendo questa frase?)

“Per questo mi piace girare di notte, quando Milano è uguale a tutte le altre città: porto a spasso la mia ombra, la controllo, la sorveglio. Sento che il mio passo ha ancora una voce.”

“Il desiderio di vedere dell’acqua è ossessionante nei milanesi”. (confermo)

La Domenica del Corriere è stato un popolare settimanale italiano fondato a Milano nel 1899 e chiuso nel 1989.

“In fondo, per essere felici in provincia, basta soltanto avere un’idea e basta non fare oggi quello che si può fare domani. In questa straordinaria città, invece, è un’altra cosa. Qui, più che avere un’idea l’importante è non rimandare a domani quello che si può fare oggi.”

(A Milano) “I mesi sono composti di quattro giorni: domenica, domenica, domenica, domenica.”

“Tutto sembra una trovata della Rinascente, qui, in questa straordinaria città. Quando nevica, una trovata pubblicitaria per la mostra del bianco; quando piove, una trovata pubblicitaria per la mostra degli impermeabili.”

Il finale è malinconico, si percepisce voglia di evadere, di isolarsi, di prendersi un po’ di libertà dalla frenesia della città e dalla famiglia.

Alberto Fumagalli (scrittore milanese)