La Milano natalizia e notturna di Alberto Angela, tra bellezza percepita e visioni soggettive

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Ho visto, come molti milanesi, “Milano di notte”, lo speciale natalizio della Rai a cura di Alberto Angela. Dico subito che mi è piaciuto. Penso che lo scopo fosse quello di mostrare la bellezza della mia città e non tanto di raccontarne la storia, di mostrarla a chi di Milano sa poco, ha visto poco e non c’è mai stato. Alcuni luoghi illuminati nel modo in cui li abbiamo visti non è comune vederli. Bastava questo, o forse no, ma non si può essere sempre criticoni. Alcune parti mi sono piaciute meno, parlo proprio dal punto di vista autoriale. Ognuno avrà pensato cosa doveva far vedere (e non lo ha fatto), cosa doveva raccontare (e non lo ha fatto), chi doveva intervistare (e non lo ha fatto). Sono scelte editoriali. A me è piaciuta la presentazione di una Milano luminosa, ma non luccicante, bella, ma non vanitosa, grande, ma non dispersiva. Questo, credo, avranno visto da fuori. Io stesso ho raccontato la città e continuo a raccontarla in ogni libro che ho scritto, leggendo pagine social, passeggiando per Miano e dintorni, parlandone attraverso articoli, pubblicando fotografie. La trasmissione, secondo me, è stata inclusiva, capace di dare luce e bellezza a chi Milano la conosce già e qualche nozione a chi la conosce meno. Le mie tre minuscole critiche agli autori sono queste, se proprio devo esprimerle: se decidi che Giannini/Manzoni deve guidarci, perché non fai vedere dove è nato, dove l’hanno battezzato, dove ha vissuto, dove è caduto battendo la testa (caduta che poi lo porterà alla morte)? Poi dici che Milano è la città dei cambiamenti e fai una ripresa dal basso di Piazza Gae Aulenti. Infine, vai in onda il giorno di Natale, con le case della gente piene di presepi, quindi si poteva, anzi, doveva parlare della Chiesa di Sant’Eustorgio e dei Re Magi. Ripeto che però è andata bene lo stesso perché la bellezza si è comunque percepita. O dopo essere stati, economisti, virologi, commissari tecnici, politologi, esperti di scenari internazionali, quirinalisti, siamo diventati tutti semiologi ed esegeti dei testi e delle immagini? Se così fosse passeremmo il tempo a guardare il dito anziché la luna. Che a Milano, a volte, è bellissima…

Marco Dell’acqua (giornalista e scrittore)

Immagine di copertina: Marcello Malaguti