Intervista al medico milanese Paolo Lissoni sul Covid-19 e la ricomposizione dell’Uomo e della Scienza (terza e ultima parte)

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Oltre alla dimensione fisica, è opportuno occuparsi anche di quella metafisica, sottile, spirituale? Cattivi sentimenti, risentimenti d’ordine vario, così come forti emozioni negative, hanno relazione con il sistema immunitario?

“Immensamente. Ma è necessario, anzi sostanziale, riconoscere il ponte sul quale l’effetto di uno stato psicologico impegnativo transita verso il sistema immunitario. Che un evento stressante induca a un’aumentata incidenza di tumori, è verissimo, ma è il tramite che fa testo. Oggi psicologi e Medicina sono tra loro incollati; a un dato medico rozzo si associa un dato elegante psicologico. Ma il punto è (ed è anche il solo della psiconeuroendocrinoimmunologia): quali molecole mediano tra emozioni e patologia? Come un’emozione può demolire il sistema immunitario? Perché gli stati di piacere e gli stati di estasi mistica sono pariteticamente immunostimolanti e protettivi dall’incidenza di tumori? Perché le molecole che entrano in gioco sono esattamente quelle che ci segnala la PNEI: gli ormoni della pineale, i cannabinoidi e l’ossitocina, fondamentale per la vita relazionale affettiva (e ricordiamo che la sindrome autistica ha un difetto anche di ossitocina). All’opposto, abbiamo osservato che tutte le molecole generate da una vita di stress, d’ansia e di depressione, vale a dire i peptidi e i peptidi oppioidi e le catecolamine, sono immunodepressivi. Per cui, anni fa avremmo dato una dimensione esclusivamente morale al passaggio da metafisico a fisico. Perché se uno fa il bravo, si ammalerà di meno. Ora non più. Ora siamo al cospetto di molecole prodotte da noi stessi sotto l’impulso di vissuti personali. Ora più di ieri anche la Scienza ha trovato la sua strada per la verità, già pronunciata migliaia di anni fa dalle tradizioni sapienziali. Ecco, la relazione è vera e in termini autobiologici. Avere consapevolezza che la biologia umana (noi siamo, esistiamo per l’amore e l’apertura al mondo) riduce considerevolmente il rischio di autoammalarsi. Viceversa, ridurre la vita entro le consuetudini e i ruoli implica una pressione abnorme, implica trovarsi a difendere e sostenere dogmi, a esprimere i comportamenti dettati dai vizi capitali. Un gran bel pregresso per crearsi un destino a rischio patologia. La questione non è dunque relativa a una dimensione religiosa né etica, è intrabiologica. In questo consiste il pensiero che io presento come la vera opinione cristiana sulla Scienza. Cioè, la Biologia non è indifferente allo Spirito. Ma l’attuale Scienza non è più Scienza, perché una Scienza che ha creato un corpo umano artificiale e non studia il corpo umano, le sue strutture fondamentali per la regolazione della sua vita, cioè quelle già dette relative alla ghiandola pineale, al sistema cerebrale cannabinoide e ora aggiungiamo anche l’angiotensina 1-7. Se non ti occupi di questi elementi non operi nella Scienza. Allora, se escludiamo il corpo umano, qualunque cosa si dica è nella falsità”.

Conosce il lavoro di Candace Pert e di Bruce Lipton? Che ne pensa?

“Certo, entrambi. Solo che si sono limitati ai primi studi sviluppati dalla PNEI”.

Cosa ne pensa di Ryke Geerd Hamer (interdetto dall’Albo dei medici in Germania, padre del figlio colposamente assassinato a fucilate nel 1978 dal principe Vittorio Emanuele di Savoia), il quale, osservando il tumore insorto in lui stesso a causa del vissuto per la perdita subita, ha sviluppato una ricerca che, sostanzialmente, correla in modo diretto un forte choc con l’avvio del processo canceroso?

“Certo, lo conosco, di fama. Solo che lui proietta in sé e sul prossimo. I limiti scientifici della sua modalità sono tre: avere proiettato all’esterno un vissuto psichico, l’assenza del sistema immunitario (vero tramite tra psiche e biologia) e citare immagini tratte dalla tac cerebrale che ha visto solo lui”.

La PNEI è la Scienza medica che studia la mediazione chimica dei dati di coscienza ed emozioni e il loro influsso sullo stato di salute del sistema immunitario?

“Sì. Però dal punto di vista pratico, abbiamo come minimo, tre specialità in una: uno deve essere endocrinologo, immunologo e neurologo/psichiatra, o comunque deve conoscere anche la struttura nervosa. La probabilità statistica che un medico abbia queste competenze è bassissima. Ci tengo poi a dire come la PNEI, che doveva solo unire la psiconeuroendocrinologia e l’immunologia, si è trovata a tamponare i buchi dell’endocrinologia, studiando la pineale e i buchi dei neurologi, studiando il sistema cannabinoide, nonché quelli degli immunologi, studiando le citochine. Ma non doveva essere compito della PNEI. Il suo compito era di unire queste tre conoscenze”.

Perché le citochine, molecole proteiche, sono centrali nella PNEI?

“Perché l’immunità non è solo una questione fisica tra cellule, come pensano ancora purtroppo tanti immunologi. Le cellule immunitarie comunicano per contatto, ma anche rilasciando ormoni, piccole ghiandole endocrine che entrano in circolazione. Sono proteine prodotte dalle cellule immunitarie attivate, che tutto regolano. Per tutto, intendo la proliferazione cellulare, la risposta infiammatoria, la risposta fibrotica. Teniamo presente che la vecchiaia è un’aumentata fibrosi degli organi. Ecco, per cui c’è questo binomio risposta infiammatoria-evoluzione in fibrosi che probabilmente è il dramma della sindrome post Covid-19, in cui il danno infiammatorio può portare ad un’evoluzione fibrotica. Come si può intervenire? Tutti dicono fisioterapia, ma non io. Perché la conoscenza delle citochine ci rende edotti sulla sua azione patogenetica. Allora, chi induce la fibrosi post Covid-19? Il TGF-β è la risposta. C’è qualcosa che abbassa il TGF-β? Certo che c’è, è l’angiotensina 1-7 più di tutti e, umilmente aggiungo, anche la melatonina. Se qualcuno chiedesse perché lasciar fuori il CBD e i cannabinoidi la risposta è semplice: perché non è stato ancora dimostrato, mentre è dimostrato che i cannabinoidi agiscono inibendo la produzione di interleuchina 17-A, forse la più coinvolta nella patogenesi da Covid-19. L’interleuchina 17 è il massimo veleno del corpo umano, così come l’angiotensina 1-7 è la miglior terapia, soprattutto se associata alla melatonina. Io vedo un pianeta dove la Scienza è morta per questioni economiche e d’interesse. Ma a livello epistemologico lo è in esclusiva in Italia”.

Comunque la PNEI ha il necessario per poter affermare quanto è vero che il vissuto e il soma fanno corpo unico e così sono da intendere. Come aggiornare la cultura medica (e non solo) affinché si riconosca il limite delle specializzazioni?

“Ovviamente quest’analisi è molto sottile però, avendo avuto modo di crescere anche nella mentalità filosofica, lo posso dire. Dietro ad ogni affermazione biologica c’è implicita una concezione antropologica. Una è quella duale, anima e corpo, che tutti erroneamente attribuiscono a Cartesio. L’altra è quella della fenomenologia, che io considero uno dei più grandi virus psichici del genere umano. Questa propone una teoria monista: l’uomo è tutto intero corpo e tutto intero Spirito. Anche i teologi sono divisi se schierarsi di qua o di là. Cartesio aveva posto il dualismo, ma aveva già cinquecento anni fa identificato nella ghiandola pineale (non tanto la sede dell’anima, come diceva lui, che è una versione, diciamo immaginifica) il tramite per il collegamento della coscienza al corpo. Oggi, cinquecento anni dopo, lo dice anche la vera scienza. In realtà (lo dico sia come uomo di Scienza che di Teologia) la definizione perfetta di uomo è quella inconsapevolmente rispettata da tutti fin dalla Prima Comunione, ovvero il dogma di Calcedonia: chi è Cristo? Due nature unite e distinte. Com’è l’Uomo? Unito e distinto. Quindi il mondo dibatte fra due falsità. L’uomo non è dualista, ma neanche un tutt’uno. L’uomo è due nature, come Cristo, unite e distinte”.

Quante autoguarigioni? Quanti curati e quanti guariti a mezzo dei principi PNEI?

“Autoguarigioni rarissime. Per i pazienti oncologici, considerati incurabili, la cui sopravvivenza attesa è inferiore a sei mesi, sono vivi a un anno oltre il 50% e a cinque anni attorno al 10%. Circa 200 milioni di persone nel mondo, che sopravvivrebbero per almeno cinque anni con pochi euro al mese. Sono infatti due miliardi le persone che moriranno di tumore. Come dimostrato da uno studio dell’agosto 2003, pazienti considerati terminali dalla Medicina ufficiale, sono tutt’ora in vita”.

“In occasione dei processi di guarigione ha assistito anche a un’evoluzione delle consapevolezze della persona, relative all’origine della malattia?

“Tutte le guarigioni PNEI si associano ad evoluzioni di coscienza. Perché in questo tipo di cura è richiesta la consapevolezza del paziente nei confronti del senso della cura che sta facendo. L’effetto trasformante della coscienza nei processi della vita è una trasmutazione grazie alla quale questi processi si avvicinano sempre di più alla loro vera natura. Come se nello stato di coscienza “infernale” le nostre energie, non sapendo cosa vogliono davvero, sbagliassero obiettivo, allontanandosi dai loro percorsi naturali. Quando ogni parte dell’uomo si ricorda cosa vuole davvero, la malattia diventa salute. E quella che prima era una parodia della vita diventa qualcosa che fino a quel momento era stato solo un’ombra”.

Tutto ciò potrebbe valere anche nei confronti di malattie quali il Covid-19?

“Certo, in modo ancora più evidente. Ma ovviamente secondo altre dinamiche”.

La gestione della salute come cambierebbe con una diffusa cultura PNEI?

“Ovviamente si partirebbe dalla scuola, ma non so cosa ne penserebbe la nostra attuale, bravissima ministra Lucia Azzolina. Per primo, la dimensione spirituale dev’essere insegnata dallo Stato, come pensava Leibniz. Cioè l’Uomo è naturalmente Spirito, quindi l’uomo che crede in Dio o no è comunque di natura spirituale. E quindi la società deve essere approntata sulla Trinità dell’Uomo. E allora chi è il grande politico? Colui che farà il bene del corpo, dell’anima e dello spirito dei suoi concittadini. Sono inoltre convinto che sia stata una scelta politica quella di togliere lo studio della Filosofia nelle facoltà di Medicina. È stato un vero e proprio protocollo politico. La prevenzione non deve corrispondere a una ricerca poliziesca di un danno già presente (supponiamo 300 di colesterolo), ma deve essere la ricerca di quelle alterazioni presenti, le quali è verosimile che una persona sviluppi in uno stato di malattia. Quali sono questi esami che entreranno nella diagnostica di screening di massa nel futuro? Esattamente la valutazione di quelle strutture che presiedono all’integralità biologica, la melatonina, valutabile sulle urine del giorno e della notte. Con una produzione notturna di melatonina di due o tre volte superiore a quella diurna, siamo informati sul buono stato di salute della persona. Poi, tutta la complessità del sistema cannabinergico del corpo umano si può valutare osservando l’enzima che distrugge i cannabinoidi, il FAAH, Fatty Acid Amide Hydrolase. Se questo enzima è alto, quella persona ha un ipotono cannabinoide e quindi una iper-tendenza infiammatoria. Ecco, per cui la prevenzione presuppone una nuova conoscenza e una nuova diagnostica. Modalità che sono state seguite fin verso il qui pluricitato 1995. Poi la scelta sanitaria fu politica e qualcuno volle decapitare l’idea che sosteneva quelle scelte. Tra cui, esattamente quegli esami che se avessimo seguitato a sostenere in questi venticinque anni, probabilmente ora vincere il Coronavirus sarebbe stato un problema facilissimo”.

Dovremmo passare da una scienza e da una cultura meccaniciste ad una relativa al campo, al contesto in cui gli eventi insorgono nella persona. Una cultura quindi non più di protocolli universali e dogmatici, ma fondata sul principio che la realtà vissuta dal soggetto è nella relazione che ha avuto con le vicende fisiche e metafisiche che compongono la sua biografia?

“Sì, ma non ho mai visto che da un programma scaturisse un mutamento di registro. Il cambiamento della Scienza e di qualunque realtà deve avvenire dall’interno. Quindi il primo atto è migliorare ciò che c’è. E questo è platealmente evidente nella chemioterapia antitumorale, la cui efficacia e tolleranza è migliorata da un approccio congiunto PNEI. Tutto ciò che c’è ha un senso e non possiamo in modo apodittico condannare o sovraesaltare. La parola “integrato”, difatti, si sta imponendo, ma nessuno si chiede: “Cosa voglio integrare?” È la drammatica parola delle medicine complementari. “Integriamo”. Sì, ma cosa? Noi, la PNEI, proponiamo come sintesi di ogni integrazione la condizione immunitaria, che è oggi, grazie a Dio, visibile perlomeno a livello clinico e che consente al medico di avere un senso prognostico del paziente. Parlo ancora del banale rapporto linfociti-monociti, che è l’esame principale e che è fortemente alterato nel caso del Coronavirus. Ogni volta che sento gente disquisire sulla questione delle autopsie “sconsigliate” mi rammento che a tutti è sfuggito il vero complotto, cioè non vedere neanche l’emocromo, non interpretarlo. E allora dico, complottisti di tutto il mondo unitevi!”.

Cosa intende quando dice (l’ho letto in un suo lavoro) che serve una diagnostica di laboratorio che trasferisca le indagini ad una condizione prepatologica?

“Prima di vedere il danno anatomico, per esempio con una gastroscopia o quello molecolare con il colesterolo a 300 o la glicemia a 250, avvengono eventi che un tempo potevamo postulare filosoficamente, mentre oggi li conosciamo scientificamente. Avvengono alterazioni nei due sistemi preposti alla modulazione neuroimmunologica. Li ricordo: l’unità funzionale ghiandola pineale-sistema cannabinoide, ora da integrare con la lezione del Coronavirus, ovvero con il sistema ACE2/ angiotensina 1-7. Se questi due sistemi non funzionano, prima o poi si avrà il problema, che potrà essere cardiovascolare, neoplastico o di tipo autoimmune, potrà essere neurodegenerativo, quindi Alzheimer o Morbo di Parkinson. In tutti i casi, il minimo comun denominatore è il fatto che salta l’equilibrio fra risposta infiammatoria e risposta antinfiammatoria. In questo equilibrio c’è tutta la storia evolutiva della specie umana. I sistemi antinfiammatori umani, la ghiandola pineale, i cannabinoidi e questa nuova angiotensina 1-7. La triade sacra è dunque: melatonina, CBD e angiotensina 1-7. La cosiddetta attuale Scienza medica ha già messo in croce melatonina e CBD. Vediamo come reagirà nei confronti dell’angiotensina 1-7. Il sistema immunitario, dispone di 45 citochine, 40 delle quali sono dette interleuchine. Gran parte delle citochine sono pro-infiammatorie. Sono antiinfiammatorie, il TGF-β (Transforming growth factor beta), l’interleuchina 10, l’interleuchina 35. Queste ultime purtroppo sono glicoproteine che hanno purtroppo effetti immuno-soppressivi, specie sull’immunità antitumorale. E allora come provvede il corpo umano? Con un equilibrio le cui radici non sono più nelle citochine, nel sistema citochinico, ma nella risposta immunitaria. Perciò attraverso il sistema pineale-cannabinoidi-angiotensina 1-7 presiede neuroendocrinologicamente alla risposta antinfiammatoria. Senza la pineale non si muore subito ma la qualità della vita peggiora di mese in mese; senza una funzionalità dell’angiotensina 1-7 l’uomo muore, cioè il corpo sviluppa una risposta infiammatoria che diventa incontrollabile, coronavirus docet, o per trombosi o per distress, il meccanismo (mi dispiace che il Dottor Montanari pensi diversamente) è lo stesso dovuto alla stessa causa. Ma ecco allora la colpa degli omeopati. Dico, il coronavirus vi dà modo di dire: “Vedete che avevamo ragione noi, che non è l’agente patogeno, ma la risposta patologica immuno-infiammatoria della persona?”. Più volte ho detto loro di usare la formula “risposta biologica”. Il loro orgoglio li ha portati a perdere. Gli omeopati non hanno capito l’omeopatia. Non gli interessa evolvere. Perché loro dicono che non si può dimostrare l’omeopatia (e sono il primo a dirlo, i meccanismi dell’omeopatia agiscono sul corpo eterico, finché non si fotografa non lo si può dimostrare) ma gli effetti sì, e questo loro non lo fanno”.

La fisica quantistica non è presente nei suoi argomenti. In che termini è fuori o è in sovrapposizione alla prospettiva PNEI?

“Io, per la mia tradizione essenica condivido il testo base, fondativo di tutti i veri studiosi delle scienze magiche, La guarigione esoterica. È stato scritto da Alice Bailey nel 1921 sotto dettatura medianica di un monaco tibetano, un certo Djwal Khul. Chi conosce la letteratura teosofica ne è al corrente. Vi si trovano due cose che premono alla gerarchia dei maestri: una, quando l’endocrinologia, la psicologia e la medicina saranno uno, leggasi PNEI, e l’altra, quando sarà fotografato il corpo eterico. Sono questi due i compiti chiesti all’umanità, ai discepoli della nuova Era. La psiconeuroendocrinoimmunologia clinica è opera esclusivamente di un gruppo dichiaratamente riferito e coniugato alla tradizione essenica. Per il secondo compito, si sperava che il resto del mondo si occupasse della fotografia del corpo eterico. Ecco, se chi si occupa di fisica quantistica mi fa fotografare il corpo eterico, mi viene spontaneo di dire che già in quella fotografia a Kirlian si poteva vedere l’aura eterica. Quindi mi rifiuto di credere che in cinquant’anni la tecnologia non sia andata avanti a sufficienza per fotografare il corpo eterico. Quando un fisico quantistico mi fotograferà il corpo eterico, lo prenderò in considerazione. Per il momento possiamo farne a meno”.

Si può dire che in campo medico, con la PNEI, stiamo assistendo ad una sorta di sincretismo sapienziale tra la ricerca della Tradizione orientale, olistica, e quella analitica d’Occidente? Uno sviluppo peraltro già avvenuto con la fisica quantistica in merito alla concezione della realtà, della materia, dell’oggettività, nonché della realtà nella relazione…

“No, sincretismo è quello della fisica quantistica. È sintesi quello della PNEI. Che differenza? Sincretismo è un mettere assieme senza una logica originaria, fondativa, unitiva, e quindi si prendono un po’ teorie della medicina cinese, un po’ dalla fisica quantistica; ecco questo è sincretismo. Quella della PNEI è sintesi, cioè tutte le sapienze riferite all’essere umano – medicina, psicologia e filosofia, teologia, sociologia, sessuologia e giurisprudenza – devono riconoscere una verità identica. Ecco la PNEI pone questa verità, ovvero che il corpo umano è strutturato dall’amore, per l’amore e in funzione dell’amore. La PNEI rende scienza ciò che un tempo era o poesia, o teologia o filosofia. Questo era il lieto annuncio all’alba del terzo millennio, ineunte direbbe Giovanni Paolo II: è già ineunte da vent’anni ma ancora ineunte non lo vedo”…

Lorenzo Merlo (fotogiornalista e scrittore milanese)

(Quanto affermato dal professor Paolo Lissoni nella presente intervista, è relativo a uno studio realizzato insieme al gruppo di ricerca dell’Istituto di Medicina Biologica di Milano. Il cui risultato è stato recentemente trasmesso al Journal of Infectiology (Grand Rapids, Michigan, USA), che lo ha accettato il 30 dicembre 2020 ed è in attesa di pubblicazione. È una ricerca dedicata all’angiotensina 1-7 associata alla melatonina e al cannabidiolo quale terapia idonea al Covid-19)

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– Paolo Lissoni, Una Umana esistenza. 1972-2020 dalla Via delle Indie al dramma del Coronavirus, Baiso (Re), Verdechiaro, 2020