Il tempo sospeso di Ermanno Accardi e di tutti noi, tra paura, dolore, coraggio e speranza di un futuro migliore

Il tempo sospeso lo abbiamo avuto tutti: è quel tempo durante la pandemia che ci ha fatto riflettere, pensare, confondere, avere paura. Questo è un libro di pensieri, considerazioni, ma soprattutto di grande condivisione. È quasi impossibile, durante la sua lettura, sentirsi estranei. Molte parole di questo libro sono un po’ anche nostre.

Guardando il susseguirsi dei capitoli e dei rispettivi titoli, si capisce anche l’emotività e le emozioni che caratterizzano l’andamento del libro, che rispecchia inevitabilmente l’andamento del periodo che abbiamo attraversato durante la pandemia. I titoli dei primi capitoli contengono parole come “paura”, “coraggio”, “pandemia”: è la fase iniziale, di smarrimento e panico, quando ci siamo trovati di fronte a un evento a noi nuovo. I capitoli centrali sono riflessivi, Ermanno inizia a porsi domande, a riflettere e a pensare. È quella fase di alti e bassi, di confusione, dove ci si sforza di capire, ma non si comprende. Molte domande rischiano di rimanere (forse per sempre) senza risposte. I capitoli finali sono di forza, speranza, la famosa luce che sembra vedersi in fondo al tunnel: i titoli contengono parole come “nuova”, “successo”, “ottimismo”, “viviamo”, “vita”.

“Non so voi, ma io sono stanco, ancora oggi, sempre più stanco del generale squilibrio della mente umana, delle posizioni radicali, delle visioni in bianco e nero, delle negatività e del facile ottimismo.”

“I negazionisti sono dominati dalla paura di tutto ciò che non conoscono.”

Milano, la Milano Meravigliosa (nel periodo pandemico “oggi per niente meravigliosa”), non può mancare tra le pagine di Ermanno.

A chi gli “tocca” Milano, Ermanno risponde con piccato sarcasmo e pungente ironia: in questo ci assomigliamo.

“… la mia Milano si sta riprendendo, come sempre nel corso della sua storia. Ferita, umiliata, derisa, colpita proditoriamente, ma con orgoglio e dignità, con la capacità di trainare questo contraddittorio Paese che la distingue. La mia città mi emoziona e mi commuove da quando ero soltanto un bambino di due anni e mezzo e mi ha adottato, insieme alla mia famiglia. Non mi ha dato i natali, ma finora me ne ha fatti vivere tanti…”

La Cina e il mondo cinese: bugie o verità? Cosa sappiamo veramente (di vero) di quel Paese, di quel mondo?

“Qual è la democrazia in Europa e nel mondo, quando ci sono almeno quattro o cinque dittatori occulti, da Google a Facebook ad Apple e via dicendo?”

“C’è da augurarsi che nei progetti da finanziare con il Recovery Fund ci sia in prima linea la scuola. Non per le mura (che pure servono), ma per garantire l’alta qualità di chi insegna.”

“La pandemia ha portato alla luce le macerie dell’Italia, da decenni nascoste dietro il fumo di annunci, conferenze stampa, leggi senza decreti esecutivi, referendum e imperitura latitanza di responsabilità.”

“Torneremo a dare priorità al lavoro senza sosta, alla schizofrenia, all’arricchimento materiale, all’individualismo, all’egoismo, all’indifferenza, alla prepotenza, all’insofferenza nei confronti del prossimo se non è come noi, se non si comporta come noi, se non la pensa come noi, chiunque esso sia.”

“Quello che mi preme sottolineare è come il giornalismo italiano abbia toppato, clamorosamente e in massima parte, nel comunicare tutto quello che stava avvenendo.”

E’ cambiata la selezione dei giornalisti, si prendono sempre più giovani e sempre meno di personalità, più facilmente gestibili. Si è allargata a macchia d’olio l’autocensura, la concorrenza (cinica, rabbiosa e aggressiva) costringe a un giornalismo così spettacolare e onnivoro che passa molto facilmente la disinformazione, la falsa notizia inverosimile.” → questo è un punto focale: la scuola è fondamentale per la formazione degli individui, ma negli ultimi anni forse è ancora più determinante la qualità dell’informazione, dei media, oggi che internet e la tv sono sempre più condizionanti nella mente delle persone. Quanto può fare di buono un ottimo insegnamento a scuola, se per il resto della giornata in tv o al cellulare si sentono e si vedono spazzature?

“I social media, dunque, sembrano fatti apposta per confermare che la maggior parte degli Italiani non sa discutere, anzi, neanche conversare.”

La seconda parte del libro si concentra molto sull’aspetto psicologico. Ermanno ci parla da amico, fratello maggiore, da padre. Come dobbiamo comportarci, non solo di fronte alla pandemia, ma nella vita di tutti i giorni? Capire chi siamo, cosa vogliamo, affrontare la vita con lo spirito giusto è forse la migliore medicina, il miglior vaccino.

Perché anche la paura, quella che inevitabilmente ci ha invaso, umanamente, ma anche quella che ci è stata “imposta”, può mietere vittime…

Alberto Fumagalli (scrittore milanese)