Si è conclusa domenica 5 giugno, al Palazzo Reale di Milano, la grande mostra antologica dedicata a Ferdinando Scianna, curata da Paola Bergna, Denis Curti e Alberto Bianda, art director dell’esposizione, promossa e prodotta da Comune di Milano|Cultura, Palazzo Reale e Civita Mostre e Musei. Chi l’avesse persa, avrà modo di seguire altre esposizioni in numerose città italiane (per informazioni: serviziculturali@civita.art). Con oltre 200 fotografie in bianco e nero stampate in diversi formati, la rassegna “Viaggio Racconto Memoria” ha riguardato l’intera carriera del grande fotografo siciliano lungo un articolato percorso narrativo, costruito su diversi capitoli e varie modalità di allestimento. Nel percorso espositivo spiccava una sezione speciale dedicata a Leonardo Sciascia e un’altra, la “Bibliografia”, con una selezione dei libri di Scianna: dal primo, “Feste Religiose in Sicilia”, divenuto raro e prezioso nel tempo, fino alle ultimissime pubblicazioni. Di grande fascino anche le altre sezioni, “La memoria” (Bagheria – La Sicilia – Le feste religiose), “Il racconto” (Lourdes – I bambini – Kami – Il dolore), “Ossessioni” (Il sonno – Le cose – L’ombra – Bestie – Gli specchi), Il viaggio” (America – Deambulazioni – I luoghi), “Ritratti, riti e miti” (Le cerimonie – Donne – Marpessa). Nato a Bagheria, in Sicilia, nel 1943, proprio nella sua città Scianna inizia a dedicarsi alla fotografia ancora giovanissimo, agli inizi degli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua terra d’origine. Decide molto presto di diventare fotografo, sconvolgendo i progetti dei propri genitori che lo volevano avvocato o medico. Ferdinando Scianna e Leonardo Sciascia si conobbero per caso, dopo che Sciascia, accompagnato da un amico comune, visitò la prima mostra fotografica di Scianna, allestita al Circolo della Cultura di Bagheria, quando Ferdinando aveva vent’anni. Lo scrittore “affermato e famoso” rimase colpito dagli scatti in bianco e nero del giovane fotografo. Ferdinando non c’era, ma Sciascia lasciò per lui un generoso messaggio di stima. Per questo Scianna decise di andarlo a trovare nella sua casa, a Racalmuto: “Fu un colpo di fulmine, a vent’anni avevo trovato la persona chiave nella mia vita”, furono le parole del giovane fotografo. Sono stati amici per più di due decenni. Per Scianna, Sciascia è stato un mentore, un maestro. Lo testimoniano più di un migliaio di fotografie, per la maggior parte inedite, scattate nelle estati a Racalmuto e nei numerosi viaggi insieme. Un album di famiglia che ritrae Sciascia in una dimensione privata, “finché non mi ha fatto l’offesa terribile di morire. È rimasto il mio angelo paterno”, dichiara Scianna. Il lungo percorso artistico del fotografo siciliano si snoda attraverso varie tematiche – l’attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare – tutte legate da un unico filo conduttore: la costante ricerca di una forma nel caos della vita. In oltre cinquant’anni di racconti non mancano di certo le suggestioni: da Bagheria alle Ande boliviane, dalle feste religiose – l’esordio della sua carriera – all’esperienza nel mondo della moda, iniziata con Dolce&Gabbana e Marpessa. Poi i reportage (è il primo italiano a far parte, dal 1982, della famosa agenzia fotogiornalistica Magnum), i paesaggi, le sue ossessioni tematiche come gli specchi, gli animali, le cose. Infine i ritratti dei suoi grandi amici, maestri del mondo dell’arte e della cultura, come Henri Cartier-Bresson, Jorge Louis Borges e in particolare Leonardo Sciascia, a cui, appunto, è stata riservata un’intera e inedita sezione della mostra, che con la “Bibliografia”, dedicata ai suoi numerosi libri, arricchisce e completa l’esposizione.
Stefania Chines