Allo Spazio d’Arte Scoglio di Quarto “La ricerca non ha fine”, un’esposizione dedicata al fotografo e artista milanese Enrico Cattaneo

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Apre i battenti venerdì prossimo, 6 ottobre, allo Spazio d’Arte Scoglio di Quarto (al civico 4 dell’omonima via) l’esposizione “La ricerca non ha fine”, dedicata al fotografo e artista milanese Enrico Cattaneo, scomparso nel luglio del 2019. Per l’occasione, ospitiamo una recensione di Roberto Mutti, curatore della mostra…

“Enrico Cattaneo è stato un fotografo così poliedrico ed estroso che ogni mostra intenzionata a raccontarne l’attività rischia di essere parziale perché non può che raccontare alcune ma non tutte le sfaccettature della sua poetica e, ancor prima, di una personalità dove la passione per l’arte sapeva convivere con quella della musica, il rigore tecnico con l’inventiva più ispirata, la visione scientifica mai del tutto abbandonata fin dagli anni della formazione con una personale estetica nata dalla frequentazione spesso trasformata in amicizia con i grandi esponenti dell’arte contemporanea italiana e internazionale.

Chiunque abbia avuto la fortuna, come chi scrive, di frequentare a lungo nel tempo il grande appartamento in cui viveva e creava sa che questo era un vero e proprio labirinto che molto rispecchiava la personalità del suo proprietario. Si potevano percorrere corridoi che somigliavano a gallerie d’arte perché alle pareti erano appese opere – dipinti, grafiche, multipli – che creavano suggestive sequenze sempre ben attentamente studiate, ci si poteva imbattere in pile smisurate di libri e cataloghi che in qualche stanza aspettavano invano di avere a disposizione nuovi scaffali, si poteva entrare in rispettoso silenzio nel set dove le luci erano puntate su soggetti in via di definizione o, lì vicino, in una grande camera oscura impregnata dell’odore dello sviluppo e del fissaggio che somigliava terribilmente allo studio di quell’alchimista che Enrico Cattaneo sicuramente era.

Per tutte queste ragioni, il progetto di questa mostra – che abbiamo intitolato “La ricerca non ha fine” perché nella duplice valenza del suo significato indica sia la continuità dell’indagine che la sua mancanza di una finalità precisa – nasce dall’idea di avvicinare alcune opere tratte dalle sue molte serie legandole fra di loro dal senso ultimo di una indagine da sempre incentrata sul linguaggio della fotografia contemporanea.
Ci interessava sottolineare la coerenza di fondo con cui Enrico Cattaneo si è sempre misurato, cosa molto evidente per esempio nel voluto accostamento fra le periferie milanesi indagate con spirito polemicamente antiretorico nel dopoguerra e i “paesaggi” creati off camera con chimifoto di gusto astratto a partire dalla fine degli anni Novanta. Dagli amici scultori aveva imparato la capacità di indagare la tridimensionalità e amare la materia: lui l’aveva trasposta in fotografie di still life che possedevano la rara capacità di uscire prepotentemente dai limiti oggettivi della bidimensionalità per assumere una espressività fortemente teatrale. Così quello che a noi sembrava (perché lo era) una pinza, un temperino, un attrezzo di lavoro, per lui diventava un personaggio altero e talvolta persino diabolico mentre una lattina schiacciata dalle ruote di un’automobile, recuperata e messa al centro della scena si trasformata in una maschera sorridente o minacciosa.

Un ulteriore accostamento è, infine, quello fra due ricerche solo apparentemente diverse nel procedimento progettuale come le “Morandiane” e le “Cartacce”. Nelle prime Enrico Cattaneo fa emergere la raffinatezza di cui era capace in un vero e proprio ricercato esercizio di stile: gli still life di una serie di bottiglie splendidamente da lui stesso stampati evocano le atmosfere dei dipinti di Giorgio Morandi mentre le seconde nascono dalla casualità in un gioco dadaista che probabilmente a lui spettava di diritto.
Le carte fotografiche risultato di stampe scartate, infatti, venivano per questo piegate e gettate in un cestino dove, incollandosi fra di loro, finivano per assumere l’aspetto di vere e proprie sculture a forma di libro. Si può dire a questo proposito che la poetica di Enrico Cattaneo si sviluppa proprio attorno a questi due estremi: il progetto attentamente studiato e quello casualmente trovato sulla comune strada della ricerca”.

La mostra è visitabile fino al 27 di questo mese. L’ingresso è libero.

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