Marco Dell’acqua: “Voglio bene alla mia città e credo che sulle ultime vicende politiche sia necessario fare ordine, ma senza generalizzare. E criticare le autorità locali più per quello che finora non hanno fatto”

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In questi giorni è stato messo tutto insieme, la gentrificazione, il denaro, la corruzione, l’architettura, la sociologia, l’urbanistica, l’industria, i servizi, l’Europa. Per ogni disciplina abbiamo trovato centinaia di esperti, compresi quelli che di Milano e della sua storia (recente e più antica) non sanno niente e frullano tutto. Senza dare un giudizio di merito su quanto riguarda l’ambito giudiziario e quello politico, avverto il bisogno di fare un po’ di ordine. Tutti a darci lezione, tutti con il ditino alzato, questo non lo sopporto. Ho letto molti interventi e ascoltato trasmissioni e, credetemi, si nota chiaramente la differenza tra chi ha passione (e conoscenza) di Milano, al di là di come la pensi sulla vicenda e chi invece è solo un tuttologo del menga o, più spesso, un’espressione plastica del qualunquismo e dell’opportunismo politico. Milano è diventata una città multicentrica e, secondo me, rispetto a vent’anni fa è molto migliorata.

Ma andiamo con ordine.

Comincio dalla DARSENA, di cui pubblico due foto, ovvero come la Giunta Albertini – magnificata a più non posso in questi giorni – l’aveva fatta diventare e come è oggi. L’idea rivoluzionaria (e invece era una cazzata colossale) era quella di farci un parcheggio sotterraneo, portando più macchine, più traffico, più smog, in un punto della città già molto congestionato. Nell’altra foto è come si presenta oggi. Si potrà criticarne l’estetica, ma è più fruibile per tutti, per i milanesi e per chi viene da fuori. È gentrificazione anche questa o semplicemente è la restituzione di uno spazio, un tempo dedicato al lavoro, alla cittadinanza? La trasformazione della Zona Navigli l’ho vissuta di persona, ho visto il suo cambiamento. Oggi è un posto molto animato e turistico, dove però non vado né a mangiare né a bere l’aperitivo. Ma è successo già da molti anni.

Proseguo con CITYLIFE. La zona Fiera non è mai stata una zona a buon mercato, dove le case e la vita costavano poco. Basta guardare le case lì intorno (Piazza Giulio Cesare o Piazza VI febbraio, Via Monte Bianco o Via Gattamelata, fino ad arrivare a Corso Sempione). Secondo aspetto, quell’area era di proprietà privata della Fondazione Fiera, sono stati scelti dei progetti che favorivano cubature maggiori rispetto, ad esempio, di quello di Renzo Piano. E tutta l’area intorno è stata riqualificata, laddove, al Portello, c’era la fabbrica dell’Alfa Romeo. Non è quindi stata gentrificata.

ISOLA – GAE AULENTI. Questa è in effetti una zona più variegata sia per il tipo di interventi sia per l’impatto che questi hanno avuto su quell’area. Una volta in quel perimetro c’erano le Varesine, il luna park stabile di Mila-no. Sono del 1966 e già quando ci andavo io da bambino era triste. Poi è stato chiuso, smantellato e il terreno è rimasto incolto per molti anni. Di fronte c’era lo spiazzo in cui erano ospitati i circhi quando venivano, era uno spiazzo largo e insignificante. Dietro c’era il Quartiere Isola, lui sì popolare e che ha dovuto subire l’impatto dei nuovi metri cubi e della riqualificazione. Il quartiere è molto vivace e giovane, ma pure troppo perché è di-ventato poco vivibile per chi è diversamente giovane. Qui c’è stato un rimescolamento di tante cose e certamente i soldi hanno contato: acquistare un appartamento nel Bosco Verticale o anche in uno dei palazzi di Piazza Aalto, è roba da ricchissimi, ma anche all’Isola, intesa in senso stretto, il metro quadro è piuttosto costoso. La zona è stata riqualificata? Sì, lo è stata. Lo è stata in modo aggressivo? Si, lo è stata in modo aggressivo (lavori infiniti, condomini a cui è stato tolto il respiro a favore dei grattacieli, dehor dappertutto). Oltretutto è un’area ancora in movimento e senza pace.

In generale, questi interventi hanno, dal mio punto di vista, reso più bella Milano. Non tutti mi piacciono, ma mi ricordo com’era Milano quando ero più giovane. Sicuramente, quello sì, bisognava dedicare maggiore attenzione a chi fatica a trovare un alloggio. Ma la soluzione non è abbattere i grattacieli.
Nel frattempo, sono state costruite due linee della metropolitana e riqualificati alcuni quartieri popolari. A mio parere, se c’è una critica, forte, da muovere, è su quello che non si è fatto, non su quello che si è fatto. A me piace dire che voglio bene a Milano e non che la amo. Il verbo amare, in milanese, non esiste. Te voeuri ben, Milano…

(Testo e foto di Marco Dell’acqua, giornalista e scrittore)