Giuseppe Sala è indagato per falso e induzione indebita a dare o promettere utilità, in due distinti filoni dell’inchiesta che ha travolto il Comune di Milano. Il primo riguarda la presunta pressione esercitata per favorire un progetto di riqualificazione immobiliare (il cosiddetto “Pirellino”), il secondo la conferma alla guida della Commissione Paesaggio di un presidente già sospettato di conflitti di interesse. All’apparenza, si potrebbe liquidare tutto come una questione di nomine e prassi amministrative, ma la realtà che emerge dalle carte giudiziarie e soprattutto dalle conseguenze concrete sulla città è molto diversa.
Secondo le stime più attendibili, migliaia di famiglie milanesi si trovano oggi impossibilitate a entrare nelle case che hanno acquistato, con mutui attivi e acconti versati, perché i cantieri sono bloccati o sequestrati. Si parla di oltre 1.600 appartamenti coinvolti direttamente e di un numero ancora maggiore di cittadini rimasti nel limbo a causa della gestione opaca del comparto edilizio e urbanistico sotto l’amministrazione Sala. A nulla sono valse le rassicurazioni: i danni sono reali, immediati, e colpiscono quella fascia media che ha investito tutto nella speranza di un tetto e di una stabilità.
Daniela Santanché, a sua volta, è indagata per truffa aggravata ai danni dello Stato, falso in bilancio e bancarotta fraudolenta: reati pesanti, senza dubbio, che toccano l’abuso di cassa integrazione Covid per i dipendenti delle sue aziende e la gestione opaca di Visibilia. Anche in questo caso, a subire un danno sono stati i lavoratori e i creditori. Ma la scala dell’impatto, seppur grave, resta circoscritta al perimetro aziendale. Si tratta di un comportamento deprecabile sotto ogni punto di vista, ma che non ha generato una crisi sistemica, né messo in ginocchio centinaia di famiglie.
Diverso è il discorso per Milano. La città, simbolo di sviluppo e attrattività, si scopre oggi vulnerabile proprio sul terreno dove sembrava più forte: quello della pianificazione urbana. Le inchieste parlano di legami ambigui tra politica, commissioni tecniche e grandi costruttori. E gli effetti si fanno sentire sulle vite dei cittadini: cantieri fermi, compravendite bloccate, abitazioni inagibili o, per molti condomini, compromesse per sempre. A pagarne il prezzo sono i milanesi che hanno agito in buona fede, e che ora vedono svanire certezze e investimenti.
In questo senso, l’inchiesta su Sala non è più solo una questione giudiziaria o politica: è una questione civile, collettiva, sociale. È una questione morale. Perché, se saranno confermate le accuse, ci troveremmo di fronte non a una gestione distratta o discutibile, ma a una filiera del potere che ha anteposto gli interessi di pochi ai diritti di molti, con una ricaduta devastante sul piano urbano e umano.
Ecco perché oggi, con la cautela necessaria e il rispetto dovuto alla presunzione d’innocenza nei confronti degli oltre 70 indagati nell’inchiesta milanese, i danni prodotti a Milano non sono (solo) ipotetici: sono già visibili, misurabili, e si contano in chiavi non consegnate, mutui senza casa, e vite sospese o distrutte.
Stefania Chines (giornalista milanese)
(Immagine di copertina tratta dal web)