Piero Pretti: “Stiamo vivendo un film di fantascienza, ma con pazienza e attenzione ne verremo fuori. E il Teatro alla Scala si farà trovare pronto”

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La sua oggi è una voce fuori dal coro. E non solo perché canta e recita da protagonista, ma perché anche se con grande cordialità dice sempre quello che pensa, senza troppi giri di parole. Del resto, Piero Pretti, uno dei massimi tenori italiani in circolazione, è figlio di una terra bellissima, ma dura al tempo stesso. Sardo di Nuoro, 49 anni, sposato e neo-papà, ha iniziato a studiare canto a 16 anni e ad esibirsi in un coro polifonico di musica rinascimentale e madrigali. Due anni dopo è a Cagliari, dov’è aggiunto nel coro del Teatro Lirico. Infine, a 40 anni, il grande salto a Milano, dove vive quando non è in giro per il mondo a deliziare il pubblico internazionale con il suo straordinario timbro vocale. E’ stato strano per me, che godo della sua amicizia e della sua stima, incontrarlo per le strade del quartiere in cui viviamo entrambi per le sporadiche uscite dettate dalle necessità familiari, in questo lungo periodo di clausura forzata. E credo anche per lui… “Caro Ermanno, stiamo vivendo in un film di fantascienza”, mi dice subito per descrivere la situazione ai confini della realtà determinata dall’Emergenza Coronavirus. “Quando il fenomeno è esploso ero negli Stati Uniti con la mia famiglia e devo confessarti che all’inizio mi è apparso tutto molto esagerato. Purtroppo, ho dovuto ricredermi. Siamo riusciti a partire in maniera fortunosa da New York lo scorso 14 marzo e appena arrivati a casa ci siamo messi subito in quarantena, con tutti i timori, le inquietudini e le preoccupazioni dovute alla rischiosissima esposizione alla quale ci siamo involontariamente sottoposti durante le operazioni d’imbarco e il lungo viaggio. Fortunatamente stiamo tutti bene, o almeno così sembra, visto che quasi nessuno di noi sa realmente come sta, in assenza di tamponi e test sierologici tempestivi. Devo dire che la confusione e lo stato di incertezza regnano ancora oggi sovrani in ogni ambito, da quello sanitario a quello politico e a quello informativo. Comunque, i provvedimenti presi erano inevitabili per non congestionare gli ospedali, mentre i comportamenti complessivi della gente, salvo le immancabili eccezioni, sono stati buoni. Certo, i medici, i politici e i tuoi colleghi hanno detto tutto e il contrario di tutto, anche loro non sapevano cosa dire. Adesso le cose stanno lentamente migliorando, ma non dobbiamo abbassare la guardia e utilizzare tutti i sistemi di sicurezza possibili per evitare di ritrovarci di nuovo al punto di partenza”.

 

Piero Pretti in una inconsueta immagine casalinga, dovuta alla lunga clausura forzata imposta dall’Emergenza Coronavirus. Il grande tenore italiano, infatti, trascorre gran parte del suo tempo ad esibirsi nei teatri di tutto il mondo

Tu come hai vissuto la quarantena? Cosa stai facendo per garantire a te stesso e ai tuoi familiari la sicurezza sanitaria alla quale hai appena accennato?

“Ho cercato di uscire il meno possibile, ovviamente solo per necessità. E infatti ci siamo incontrati qualche volta proprio perché tutti e due andavamo a fare la spesa. Fra l’altro, sai che mi piace molto cucinare e quindi il ruolo del cambusiere mi spetta, visto che poi sono io a mettere insieme gli ingredienti che scelgo per i piatti da mettere in tavola. E poi ho potuto godermi pienamente mio figlio, che ha appena dieci mesi. Una gioia infinita, felicità pura”…

Voi cantanti lirici, musicisti e direttori d’orchestra come siete organizzati in questo periodo? Com’è cambiato il vostro lavoro? E della situazione dei teatri cosa pensi?

“E’ semplice: non siamo organizzati. Ma nessuno poteva esserlo, rispetto allo scoppio di una pandemia. I teatri sono luoghi di aggregazione, sono stati i primi a chiudere e saranno gli ultimi a riaprire. E’ saltato tutto, i contratti, i viaggi, le prove. Non abbiamo nessun tipo di supporto economico, siamo lavoratori atipici.

Un’altra bella immagine di Piero Pretti, 49 anni, uno dei massimi cantanti lirici italiani del panorama internazionale

Può sembrare strano, ma è così. Per molti fare il musicista o il cantante non è neanche un lavoro; naturalmente perché ignorano cosa significhi e quanto studio, quanta applicazione e quanto sudore ci siano dietro alla nostra bella immagine patinata. Ma noi artisti non viviamo in un mondo parallelo, fatto solo di belle cose. Il mutuo della casa lo paghiamo anche noi, le bollette, la spesa. E se non lavoriamo, non mangiamo, come tutti, o quasi. Mi auguro che questa situazione sia l’occasione per mettere un po’ d’ordine nel nostro settore e riscrivere le regole di un comparto che concorre consistentemente al PIL nazionale e che secondo me merita molta più attenzione”.

In conclusione, Piero: come vedi il futuro più immediato del tuo settore, in particolare qui a Milano?

“Sono certo che appena verrà dato il via libera il Teatro alla Scala si farà trovare pronto. Forse, anzi, certamente all’inizio non sarà come prima e dovremo avere pazienza e attenzione. Perché il problema della sicurezza non è legato soltanto al pubblico in sala, ma anche alle masse artistiche, ai cori, alle orchestre, ai tecnici e a quel grande formicaio di maestranze che lavorano dietro le quinte e che sono fondamentali per il funzionamento del magico mondo che poi incanta gli spettatori. Chissà, magari si ripartirà con organici ridotti. Si potrebbero anche ipotizzare dei recital col pianoforte e con la bella stagione anche all’aperto. Sarebbero in ogni caso un segno di ripresa. Staremo a vedere che cosa saremo in grado di ricostruire tutti insieme. E nonostante le oggettive difficoltà voglio essere ottimista”…

Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)

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