Linda Bulgheroni: “Milano è la più femmina delle città italiane, l’importante è che le sue donne non si travestano da uomini”.

Milano è femminaNews

Written by:

“Sono arrivata a Milano nel 1987, ai tempi della Milano da bere, che mi ha forgiata a sua immagine e somiglianza: invincibile e piena di sé. Ne sono uscita ubriaca, catapultata in una città più grigia, immobile e senza nemmeno più la nebbia, senza gli slanci degli anni ‘80, ma soprattutto senza sogni. Negli ultimi anni, invece e per fortuna, il risveglio: oggi Milano è una città culturalmente vivace, cresciuta verso l’alto e che ha allargato i suoi confini internazionali. Una città nuovamente pulsante, ma più autentica e senza il provincialismo di un tempo”. Con il dono della sintesi, che è (o perlomeno dovrebbe essere) tipico di chi comunica per professione, Linda Bulgheroni ha tracciato in poche righe il profilo della Milano degli ultimi trent’anni, da quando, cioè, l’attuale amministratore delegato di Weber Shandwick, colosso mondiale delle Relazioni Pubbliche, ha messo piede nel capoluogo lombardo dopo un viaggio molto breve, di poche decine di chilometri. E’ da Besozzo, nel Varesotto, infatti, dove si trovano le sue radici, che la Bulgheroni muove i primi passi in direzione della città che la consacrerà professionalmente, prima conseguendo una Laurea in Economia all’Università Cattolica e poi maturando importanti esperienze alla Bocconi Comunicazione e in Ketchum PR (oggi Omnicom PR). Infine il passaggio, appunto, in Weber Shandwick, dove lavora da oltre vent’anni. In quasi tutto questo tempo ci siamo solo sfiorati perché ho lavorato in passato nelle redazioni della stampa specializzata nel settore del marketing, dei media e della comunicazione, ma è da poco che siamo diventati veramente amici e questo adesso mi permette di chiacchierare amabilmente con lei su queste pagine. “Sì, oggi, per riagganciarmi a quanto ti ho detto, vivo in una “Milano Meravigliosa”, come quella che ami, che dipingi, ma che osservi e vivi anche con spirito critico e costruttivo”, chiosa l’amministratore delegato di Weber Shandwick. “Di quei tempi mi resta soltanto “Il Milanese Imbruttito”, che stimola sorrisi e ricordi. E ogni tanto mi chiedo se sia Milano ad essere cambiata così profondamente o io stessa. Forse siamo cambiate entrambe, ma poco importa”.

Linda Bulgheroni a passeggio sui Navigli con il suo inseparabile chihuahua Golia.

Certo, l’osservatorio dal quale Linda Bulgheroni guarda la nostra città è un luogo privilegiato, che le permette anche di valutare al meglio l’impatto del web e dei social network sulla comunicazione cittadina. “Non c’è dubbio”, conferma. “Milano è la capitale della comunicazione e questa disciplina, soprattutto nel ruolo che occupo oggi, ti dà gli strumenti per osservare da vicino la società civile e le imprese, che cambiano e si sviluppano in continuazione. Per quanto riguarda il web, credo che oggi stia compiendo la più grande rivoluzione di sempre, ma ci pone anche di fronte alla più grande complessità di governo dell’informazione che abbiamo mai vissuto. Ci disorienta e ci tormenta con mille interrogativi professionali, etici e sociali, ma il bello dei social network, ad esempio, è che rappresentano un palcoscenico di portata straordinaria per lo scambio informativo, un veicolo accessibile e ricco di energia”. Insomma, Milano ha sempre avuto un respiro più ampio dei suoi confini e non è soltanto il mondo della tecnologia a confermarlo. Tutto quello che riguarda la nostra città interessa sia a livello nazionale che internazionale, al punto tale che il rischio (e in molti casi la certezza) è che questo interesse esterno produca investimenti economici e finanziari che portano imprenditori, finanzieri e banchieri ad impadronirsene per buona parte. “La Finanza governa il mondo, non solo Milano”, conferma Linda Bulgheroni. Complice la gravissima crisi economica esplosa una dozzina di anni fa e che purtroppo morde ancora l’economia si è mangiata la politica e la finanza si è mangiata l’economia. Quel che è certo è che comunque questa città ha attratto investimenti esteri e ha risvegliato l’interesse di turisti provenienti da ogni parte del pianeta. Moltissimi studenti scelgono Milano per almeno qualche anno di studio e questo spesso fa emergere qualche talento che viene assorbito dalle nostre imprese. E a proposito dei talenti: mi piacerebbe che quella di scovare e poi far crescere ragazzi di valore fosse una caratteristica ben precisa e radicata a Milano. Una città ricca di stimoli, professionalità e sensibilità manageriali diverse, che facciano sviluppare le nostre imprese e la cultura della nuova classe dirigente del Paese. Sogno giovani milanesi e italiani che abdichino all’idea di voler andare a vivere e a lavorare altrove anche grazie ad ambienti professionali di lavoro più stimolanti”. Il 2020, a Milano, sarà “L’Anno della Donna”.

 

Linda Bulgheroni al tavolino di un bar in Vicolo dei Lavandai.

L’ennesima opportunità, per il capoluogo lombardo, di dimostrare quanto sia veramente a misura, appunto, di donna, negli ambiti più diversi, dalla cultura, al lavoro, alla sicurezza. “Vivo in un settore professionale che non ha mai sofferto della differenza di genere”, afferma la Bulgheroni. “Milano è la più femmina di tutte le città italiane, soprattutto quando le donne non si travestono da uomini. E’ piena di eccellenze al femminile, è una città più attrezzata di altre per realizzare al meglio la parità di genere. Oggi, poi, abbiamo una donna speciale che siede su una della più importanti poltrone del nostro Governo, che ha dato molto a questa città, come primo prefetto donna di Milano: Luciana Lamorgese. E questo mi riempie di orgoglio, al di là del suo colore politico, che poco mi interessa”. Cavalco l’amore e l’entusiasmo della mia cara amica Linda per la città in cui vive e lavora per invitarla ad esprimersi, infine, anche su un tema delicato e complesso come il fenomeno dell’immigrazione straniera. “Milano è una città inclusiva e accogliente, che detiene credo, fra l’altro, il primato della solidarietà e delle politiche sociali, non solo in favore degli immigrati”, dice in conclusione. “Sono molte le associazioni e centinaia i volontari che si impegnano ogni giorno a favore dell’integrazione dei migranti e dell’interazione fra le tante culture presenti qui. Da sola, però, la città non ce la fa. Serve un piano nazionale che affianchi le amministrazioni locali in questo importante sforzo, che non è non solo culturale, ma anche sociale ed economico. E questo è se possibile ancor più importante in relazione alle trasformazioni a cui andrà incontro la città nei prossimi anni. Arriveranno le Olimpiadi e sono moltissimi i progetti in cantiere, che coinvolgono anche le periferie. Milano è entrata in un circolo virtuoso che non credo cambierà di segno a breve. Piuttosto, a preoccuparmi è questa vecchia Europa, di cui la nostra città è un elemento fondamentale. Spero che abbia la forza di ritrovare in fretta la strada per competere veramente su tutti i fronti con il resto del mondo”.

Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)