Il ratto (ingiusto e prematuro) di Sabina

“Sabina non c’è, è andata via, Sabina non è più in Libreria”. Se un po’ la conoscevo, immagino che si sarebbe fatta l’ennesima risata all’ennesima minchiata del suo amico Ermanno: parafrasare Nek per dire che lei se n’è andata per sempre e troppo presto. Sabina Visintin l’ho conosciuta qualche anno fa proprio durante una serata organizzata nella sua Libreria, la Sei Rosso di via Albertini, nella nostra comune Milano, un breve tratto di strada pedonale che collega via Paolo Sarpi a via Canonica, in piena China Town milanese. Poi ci siamo rivisti spesso, fino ad organizzare una presentazione della mia “Milano Meravigliosa”, una dolce e calda serata di settembre, fuori dalla sua Libreria, insieme a Lorenzo Castelluccio e Gerolamo Galasso. Parole, musica, emozioni, sentimenti, racconti. E lei a condurre la danza, a portare al guinzaglio “quei tre ingestibili”. Poi ancora un altro pomeriggio da ricordare, quello in cui ho presentato “Tra mezzanotte e l’alba”, un’antologia di racconti degli Allora Blu, un gruppo di “liberi pensatori” (sic!) che non hanno meglio di niente da fare che molestare i lettori con le loro velleità letterarie e pure il sottoscritto, che dopo aver condotto quella presentazione non se li è levati più di torno…

Scherzi a parte, quella, secondo Sabina, fu una presentazione memorabile. “Ancora se ne parla”, arrivò a dirmi molti mesi dopo. E poi infine gli incontri casuali per strada, visto che abitavamo nella stessa zona. Lei e i suoi due bassotti, dei quali ricordo il nome soltanto di uno: Virgilio. Chiacchiere, chiacchiere e sempre chiacchiere, fra di noi. Mi dispiace, cazzo, quanto mi dispiace. Ci volevamo bene anche perché eravamo entrambi un po’ storditi, tutti presi da un contesto, quello letterario, che di storditi, a vario titolo, ne annovera parecchi. Un altro pezzetto della mia splendida vita che se ne va e ultimamente, purtroppo, succede spesso. Ho scritto più “coccodrilli” qui, sulle mie pagine social, che durante la mia attività giornalistica. Vabbè, diamoci un taglio, altrimenti mi rimetto a piangere. Ciao Sabina, ovunque tu sia adesso. Sappi che continuerò a volerti bene. Però la prossima volta ricordati di darmelo con un po’ di anticipo, il libro di 350 pagine di quei mascalzoni degli Allora Blu da presentare. E non cinque giorni prima. Mannaggia a te. E pure a loro…

Ermanno Accardi