I Caffè di Milano: una storia ricca di fascino, cultura e trasgressione

La Milano di Giovanna FerranteNews

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Il Settecento a Milano è il periodo d’oro per il caffè. Non solo, infatti, è la bevanda preferita dagli intellettuali, ma le caffetterie diventano luogo d’incontro prescelto dai rappresentanti della filosofia illuministica, oltre che punto centrale della vita culturale dell’emergente borghesia. Non è un caso se la più importante rivista dell’illuminismo italiano è la testata Il Caffè, fondata e in buona parte scritta da Pietro Verri nel 1764. Pagine di dibattito intellettuale, ma il primo numero presenta anche diverse letture dedicate alla “Storia Naturale del Caffè”, nelle quali Verri offre ai lettori persino la conoscenza del modo migliore per preparare la bevanda, concludendo con una personale riflessione: “Il Caffè. Che risveglia la mente e rallegra l’animo”.

L’Ottocento è all’insegna dei molti caffè aperti a Milano, ambienti sfarzosi che rivaleggiano con i salotti aristocratici: tendaggi di velluto, come le poltroncine attorno ai tavolini di marmo, specchiere con grandi cornici dorate, raffinate tazzine e piattini, zuccheriere e caffettiere. E finalmente sono ammesse anche le signore, che si ritroveranno per trascorrere pomeriggi dedicati alle conversazioni e allo sfoggio delle toilettes. Nel 1842 i fratelli De Cristoforis acquistano una vasta area fra Corsia dei Servi e Contrada del Monte e vi costruiscono la Galleria De Cristoforis, passaggio aristocratico che ospitava le vetrine di numerosi negozi, fra i quali anche due Caffetterie: Marchesi (che poi aprirà altre tre botteghe) e Gottardi (poi ceduto a Baldassarre Gnocchi, presidente della Società dei Caffettieri). Quel Baldassare Gnocchi che aprirà il suo primo caffè in Galleria (anni dopo diventerà il famoso Ristorante Savini) e in seguito inaugurerà, sempre in Galleria, all’ingresso verso Piazza della Scala, un altro grande caffè, che in poco tempo diventerà celebre grazie ai concerti di un’orchestra di dame viennesi.
In Piazza della Scala addirittura si conteranno sei botteghe dedicate alla bevanda diventata regina: Delle Sirene, Cambiasi, Martini, Albanelli, Dell’Accademia e Cova, quest’ultimo fondato nel 1817 all’angolo fra Via Verdi e Via Manzoni.
Il 3 Settembre 1838 l’Imperatore Ferdinando e la Consorte Maria Carolina, vengono incoronati Reali del Lombardo Veneto, durante una solenne cerimonia in Duomo. E la serata in onore della Coppia Reale si terrà proprio al Cova.
A Milano, il Governo austriaco imporrà l’abolizione dei giochi d’azzardo, che in particolare vedeva i più accaniti giocatori (che in alcuni casi arrivavano a dilapidare ingenti fortune) ritrovarsi nel grande ridotto del Teatro alla Scala, visto che non era certo la rappresentazione sul palcoscenico ciò che più contava. Ma come si può impedire una trasgressione? Ed ecco allora venire in soccorso ai giocatori le salette posteriori dei caffè. Ugo Foscolo, nei suoi anni milanesi, giocava frequentemente al Caffè Leone di Porta Orientale, in attesa dell’arrivo di una o dell’altra amante del momento. Così come in altre complici salette riservate del Caffè Commercio, in Piazza Duomo, proprio il gioco permetterà notevoli guadagni al proprietario, seppure il rischio fosse quello di una multa di cinquanta zecchini.
In conclusione, per tornare al caffè e alle caffetterie, citiamo Stendhal, il Milanese appassionato, che arriverà a scrivere: “Una delle cose più gradevoli per me, a Milano, è bighellonare di caffè in caffè”…

 

Giovanna Ferrante (giornalista e scrittrice milanese)